Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Campania, Veneto, Piemonte: le «lezioni ecologiche» si sono tenute da nord a sud, dalla scuola primaria alle superiori, usando la transdisciplinarietà e la partecipazione attiva come metodo e il superamento del paradigma antropocentrico e tecno- economicista come obiettivo. Largo quindi al dialogo, alla collaborazione, all’esperienza diretta, alla redazione di nuovi materiali didattici. Nella consapevolezza della necessità di superare un modello di istruzione trasmissiva ed apprendimento parcellizzato che si manifesta fin dalla scuola primaria.

E’ QUELLO CHE OSSERVA BARBARA BERTANI, che insegna Italiano, Storia, Inglese, Ed. alla Pace ed arte nella scuola primaria San Giovanni Bosco dell’Istituto comprensivo Antonio Ligabue di Reggio Emilia. Lei e la sua collega di materie scientifiche, Lisa Domenichini, condividono da 15 anni una modalità di lavoro che ha trovato pieno riscontro nella proposta delle lezioni ecologiche per come sono state pensate. «Ci siamo rese conto ormai da anni, con tutte le riforme che ci sono state, che l’impostazione è completamente sbagliata: lavorare per unità didattiche, frammentare le conoscenze e quindi la realtà, porta a una visione parziale e limitata». Barbara e la sua collega di scienze hanno deciso di impostare la loro lezione ecologica a partire dalla realtà che i bambini vivono, che troppo spesso è invasa da schermi e digitazione. Hanno trasmesso l’idea di una «comunità di ricerca» e hanno scelto un luogo da dove i bambini e le bambine potessero partire per l’esplorazione del mondo attraverso i loro 5 sensi: il cortile della scuola. L’atto concreto dell’esplorazione è stata preceduta da una discussione durante la quale sono stati individuati gli strumenti dell’esploratore: ed ecco i bambini e le bambine sgomitare per proporre chi guanti e scatole, chi una lente, chi le pinze e quant’altro; il dialogo, spiega Barbara, è stato importante per dare loro sicurezza: capire cosa cercare, come utilizzare i propri sensi, i tanti significati della parola sentire, «io sento il rumore del vento ma sento anche freddo» ha detto un bambino.

NEMMENO LE INSEGNANTI SI ASPETTAVANO una reazione tanto entusiasta. «Abbiamo visto come i bambini e le bambine avessero bisogno di percepire il loro corpo attraverso i sensi ed erano così felici di essere stati protagonisti che ne hanno parlato per giorni». Queste nuove esperienze sono quelle che mantengono vivo l’amore per il lavoro, la scuola dovrebbe dare gli strumenti affinché siano più diffusi e praticabili».

ANCHE MONICA CAPO INSEGNA NELLA SCUOLA primaria e non è la prima volta che coinvolge i suoi studenti e studentesse in una tipologia di lezione «ecologica»: è anche promotrice del Collettivo Teachers For Future Italia che supporta il movimento Fridays For Future Italia nel chiedere un efficace contrasto alla crisi climatica. Il suo istituto è il Capasso Mazzini di Frattamaggiore, in provincia è stato infatti il primo in Italia a dichiarare l’emergenza climatica ed ambientale, seguendo le Linee Guida per le scuole sostenibili emanate proprio da TFF Italia. «La mia lezione ecologica era rivolta a bambin* di classe quinta ed è stata un po’ la chiusura del cerchio di questo ciclo che più volte li ha visti protagonisti di lezioni che potremmo definire ecosistemiche. Anche stavolta abbiamo discusso di rispetto della natura e salvaguardia dell’ambiente soffermandoci sulla varietà di forme viventi, sulle minacce che incombono su di essa (dalla distruzione degli habitat all’inquinamento, dall’eccessivo sfruttamento delle risorse al mutamento climatico) e sulle strategie per combatterle. Abbiamo usato testi e strumenti digitali e toccato tutte le discipline. Una piccola parte è stata affrontata anche sotto forma di debate all’americana tra gli alunni e le alunne». Monica è profondamente convinta che la «speranza» è anche e soprattutto «azione» politica, collettiva e cooperativa, perciò nel corso della lezione si è anche ragionato di disobbedienza civile non violenta passando per gli esempi più noti nella storia fino ad arrivare alla più recente Greta Thunberg e alla necessità di farsi eco-eroi ed eco-eroine.

PASSANDO AL GRADO SCOLASTICO SUCCESSIVO, ovvero la scuola secondaria di primo grado ( le antiche «scuole medie»), arriviamo in Toscana, in particolare all’istituto comprensivo di Castelnuovo di Garfagnana, in provincia di Lucca. Lucia Giovannetti insegna lettere ed ha tenuto la sua lezione ecologica in una classe prima. Lo scopo è stato quello di confrontare i nostri punti di vista sulla natura con le visioni degli indiani d’America. «Ho proposto ai miei alunni di commentare, buttandosi senza troppo pensare quattro immagini: 1) un gruppo di alberi vetusti; 2) un cervo maestoso dallo sguardo magnetico; 3) un bel piatto di zuppa di verdura con pezzi di carne; 4) una cava delle Alpi Apuane spinta in quota. Li ho invogliati a farlo dicendogli che poi ci sarebbe stato un confronto con il pensiero degli indiani d’America vissuti 2/3 secoli prima di noi». Per il confronto Lucia ha utilizzato la selezione di testi e di immagini dei nativi contenuti nel libro Sai che gli alberi parlano? La saggezza degli Indiani d’America. Lucia riporta che i bambini e le bambine erano molto incuriositi e si sono impegnati a scrivere le loro impressioni che poi in cerchio sono state confrontate e commentate con i testi selezionati dal libro, in particolare le definizioni di albero, cervo, cave.

«QUESTI TESTI MOLTO SUGGESTIVI HANNO impressionato i bimbi. Alcune delle loro annotazioni sono scese piuttosto in profondità: una bimba ha detto che nel bosco sta bene e le viene da raccontare i suoi segreti alle piante; un bimbo che il cervo gli ricordava le corna appese al camino nella baita di montagna dei nonni e che gli dava un senso di mistero. Sulle cave, paesaggio loro ahimè familiare, hanno annotato «fatica», «distruzione della montagna», «cosa triste ma che serve a far lavorare».

RIMANENDO IN AMBITO DI TERRA, SUOLO, PAESAGGIO sottratti e trasformati dalle attività umane, ci spostiamo a Roma dove Walter, docente di matematica e fisica, come lezione ecologica ha proposto a una classe quarta del liceo Scientifico Russel una lezione sul consumo di suolo. Walter fa parte del comitato che si oppone alla costruzione del nuovo stadio della Roma, tema sensibile per i ragazzi tifosi, che quando è stato toccato ha suscitato grande interazione. Una discussione che non si è potuta esaurire in quel frangente e a cui sicuramente il docente darà seguito, in parallelo con un corso sulla decrescita che sta seguendo un’altra classe. L’esperienza è servita intanto a far emergere come gli studenti e le studentesse desiderino molto affrontare argomenti di attualità con un approccio scientifico, ma con una modalità che non sia quella calata dall’alto, stimolata si ma non totalmente organizzata.

Anche per Walter non è una novità approntare lezioni di questo tipo. In questo caso, come invita l’iniziativa delle lezioni ecologiche, ha inviato una comunicazione alla dirigenza scolastica e i colleghi e per il prossimo anno scolastico ha intenzione di formalizzarle. Si è svolta sotto un grande albero di cedro invece la lezione ecologica tenuta da Maria Elena Bertoli che insegna religione all’Istituto di Istruzione Superiore Barga in provincia di Lucca. Con il supporto della testimonianza di una grande appassionata di alberi invitata per l’occasione, a una classe seconda del Liceo Linguistico è stata data l’opportunità di comprendere il senso dell’impegno per la difesa della natura e l’importanza di un suo elemento come l’albero, che quasi non notiamo perché lo vediamo sempre; a questo è servito anche un esercizio di immaginazione che è stato proposto, ovvero quello di vedere quello stesso posto non con erba e alberi ma cemento e macchine, come un parcheggio. «I ragazzi erano molto contenti – racconta Maria Elena – per essere entrati in contatto con la passione, per aver avuto un ruolo, ognuno di loro aveva qualcosa da fare, e per aver imparato non solo con la testa ma anche con il cuore».