Fra meno di 10 giorni a Parma arriveranno i rappresentanti dei 27 Stati membri del Sistema delle Scuole Europee e della Commissione europea per il primo Teachers’ Forum. Un evento patrocinato da ben tre ministeri (Istruzione, Agricoltura e Affari Esteri) oltre che dal comune e dalla regione Emilia Romagna. Il ministro Giuseppe Valditara è atteso in collegamento.

LO SFORZO istituzionale è comprensibile davanti a un appuntamento di respiro internazionale che serve a magnificare l’eccellenza di questo tipo particolare di scuole che forniscono un’istruzione multilingue ai figli dei dipendenti delle istituzioni europee o di multinazionali. L’Europa prevede e anzi impone che le iscrizioni siano consentite anche ai bambini di altre famiglie ma le uniche tre scuole di questo tipo che ci sono in Italia (a Varese, Parma e Brindisi), nel tempo si sono rivelate piuttosto esclusive, avendo rette molto alte. E docenti e genitori dichiarano già che non avranno niente da festeggiare durante il forum, anzi. Partiamo dai primi: lo statuto speciale di questi istituti, che dipendono dalla Comunità europea, permette di avere insegnanti con contratti vantaggiosi e con stipendi di norma di gran lunga superiori a quelli dei docenti italiani e precari assunti localmente (Lrt) per completare gli organici di fatto. Quest’ultimi sono soggetti allo stesso percorso a cui sono costretti i precari delle scuole statali ma, a differenza loro, non possono farsi rappresentare da sindacati.

COME DENUNCIATO dal manifesto a dicembre, a Varese ci sono stati licenziamenti arbitrari dovuti al tentativo di costruire un sindacato interno. Appellarsi alla giustizia è difficile perché il doppio binario, europeo e statale, crea un vuoto legislativo che tiene nel limbo migliaia di irregolari assunti in tutta Europa. Neanche nella scuola di Parma, dove ai primi di aprile si terrà l’appuntamento istituzionale, ci sono sindacati. Solo due anni fa è stato eletto una specie di rappresentante dei docenti ma le lavoratrici e i lavoratori, anonimamente per paura di ritorsioni, continuano a condannare «l’ambiente molto lontano dall’equilibrio europeo su cui queste scuole dovrebbero orientarsi e dagli standard che l’Europa chiede alle scuole pubbliche».

SI SONO AGGIUNTI anche i genitori che hanno elaborato un documento per elencare le criticità della scuola. Scrivono di essere preoccupati per le procedure di reclutamento dei docenti, che non consentono continuità didattica: «Qui i precari hanno contratti di prestazione d’opera e gli insegnanti a tempo indeterminato non hanno uno scatto di stipendio dal 2010». I genitori degli alunni della scuola di Parma accusano anche l’istituto di scarsa trasparenza: «I bandi per la selezione vengono pubblicati prevalentemente sul sito internet della Scuola senza garantire visibilità». Ma lamentano soprattutto le limitazioni nell’organico docente che non permettono di «garantire l’inclusività per i bambini con bisogni educativi mettendo in difficoltà l’intera comunità scolastica».

L’ISCRIZIONE, nei fatti, è permessa solo a chi ha i genitori che lavorano all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), considerati categoria I, o in aziende che abbiano accordi con la scuola, categoria II. Per gli studenti di categoria III, cioè tutti gli altri, non rimane posto. «Oggi ci sono classi che ne sono completamente prive con conseguente impoverimento culturale, spesso non viene rispettato neanche il criterio della lingua dominante per determinare la sezione di appartenenza», dicono i genitori. «La nostra è una scuola pubblica a statuto speciale ma ha attuato una politica di aumento delle rette che ha comportato una inclusività ridotta nonostante abbia ricevuto finanziamenti importanti per progetti di grande respiro e di carattere europeo».

LA SCUOLA PER L’EUROPA di Parma ha un bilancio in attivo e si è dotata di un nuovo campus sul modello americano. Eppure chi la frequenta parla di «edificio inospitale, mancanza di palestre, auditorium e luoghi comuni molte volte inagibili a causa di perdite di acqua dal soffitto e di aree verdi fruibili». In questa situazione Valditara e l’Italia ospiteranno l’otto aprile esperti europei «sui temi del plurilinguismo e dell’educazione interculturale, dell’inclusione, dell’educazione allo sviluppo sostenibile, della cultura democratica», come recita il programma. «Ci auguriamo che le preoccupazioni espresse nel nostro documento vengano ascoltate: sono in gioco la qualità dell’istruzione e l’ambiente in cui crescono i nostri figli».