«Mirare ai politici indicati nel bersaglio». Franziska Giffey, ex borgomastra di Berlino, scioccata per il «terrore mai provato prima», denuncia con la massima lucidità il filo conduttore dell’irrefrenabile spirale di violenza che ha investito la Germania alla vigilia delle Europee.
Ieri l’ha sperimentata in prima persona, in pieno giorno, durante un evento elettorale nella biblioteca comunale sulla Alt-Rudow Strasse nel suo quartiere di Neukölln, mentre parlava alla platea da cui è spuntato un uomo con un «oggetto contundente» avvolto nella sporta della spesa.

L’ha colpita ripetutamente sulla testa e sul collo prima di darsi alla fuga durata circa di tre ore.

Succede cinque giorni dopo l’agguato squadrista al leader del medesimo partito in Sassonia, Matthias Ecke, reo di appendere i propri manifesti nella nerissima Dresda e perciò pestato a sangue da quattro «ignoti» dell’orbita della destra xenofoba, tutt’altro che sconosciuti dato che uno si è costituito domenica sera e gli altri tre sono stati identificati dagli investigatori. Appena ventiquattro ore prima dell’attacco all’ex sindaca socialdemocratica era stato preso a sputi e spintoni un militante dei Verdi di 47 anni impegnato nella campagna elettorale, sempre a Dresda, anche qui solo una manciata di ore dopo un attacco-fotocopia al candidato dei Grünen in Sassonia.

Un vero e proprio bollettino della guerra in corso, più o meno pianificata ma comunque invocata nel sottotesto del messaggio politico dell’ultra-destra tedesca: «spegnere il semaforo» non significa più tanto mandare legittimamente a casa la coalizione Ampel ma il buio pesto per l’intera socialdemocrazia.

Basta (o serve) davvero poco, sempre meno, per potersi politicamente lavare le mani davanti alle impronte digitali degli arrestati che restano fino alla sentenza definitiva dei giudici sempre e soltanto casi singoli di cani sciolti oppure squilibrati.

«L’aggressore di Franziska Giffey è un uomo di 74 anni, molto probabilmente con problemi psichici, almeno così sembra da quanto emerso dal primo interrogatorio» dettaglia la polizia del Land incaricata delle indagini insieme agli 007 dell’Ufficio per la protezione della Costituzione, equivalente del controspionaggio.

Per il resto, bocce cucite e massimo riserbo perfino sulla frase pronunciata dall’aggressore prima di colpire l’ex borgomastra, come minimo dirimente per separare la follia di un malato mentale dal lucido movente di un estremista politico. Mentre resta inevasa pure la domanda su cosa è stato trovato nell’appartamento dell’uomo dopo la perquisizione.

In ogni caso si tratta pur sempre di un «crimine dettato dall’odio», come precisano i magistrati, alimentato dal vento soffiato dall’ultra destra a partire da Afd, autentico faro per tutta la galassia fascio-populista che sogna il «cambiamento» sotto forma di sovversione dell’ordine democratico.

«Non voglio pensare che i politici comincino ad avere paura di camminare per strada» sottolinea Giffey dopo la breve visita in ospedale, senza scorta da quando non è più sindaca ma solo senatrice con delega all’Economia.

Sintomatico del clima che soffia a Berlino avvertito fino a Bruxelles. «Von der Leyen dica no all’estrema destra» è l’appello di ieri dei leader dei Gruppi S&D, Verdi e Renew Europe. «Non formeremo mai una coalizione né coopereremo con i partiti di estrema destra a nessun livello, per cui chiediamo alla presidente della Commissione Ue di respingere formalmente qualunque normalizzazione o alleanza con loro» si legge nella lettera aperta in cui si cita non a caso l’ondata di violenza in Germania.