Questo articolo fu pubblicato a pagina 2 (sulle 4) del primo numero del manifesto quotidiano, uscito in edicola il 28 aprile 1971. Spiegava costi e ragioni dietro una impresa “nuova, rischiosa e difficile”.

Quando abbiamo annunciato l’uscita di questo quotidiano, molti giornali e molti gruppi politici, anche di sinistra, hanno più o meno apertamente messo in dubbio la nostra pretesa di  autofinanziamento e sollevato il problema di nostri finanziamenti segreti e poco puliti.

La pagina 2 del numero del 28 aprile 1971 in cui si dettagliano costi, ricavi e formula del manifestoquotidiano
La pagina 2 del numero del 28 aprile 1971 in cui si dettagliano costi, ricavi e formula del manifestoquotidiano

La campagna ha lasciato qualche traccia. L’idea di fare un quotidiano come questo e con questi mezzi è in effetti tanto nuova e rischiosa che è difficile, anche a chi simpatizza per l’impresa, credere che si possa correre un tale rischio senza avere in qualche modo le spalle coperte.

Contro tutti coloro che hanno pubblicamente e malevolmente espresso delle insinuazioni sui nostri finanziamenti abbiamo semplicemente sporto querela: non perché teniamo al giudizio «imparziale » della magistratura ma perché dalle penali che riusciremo a far pagare possono venire fondi al giornale.

Per coloro invece che vogliono solo elementi seri di informazione e di conoscenza pubblichiamo, nel dettaglio, il bilancio preventivo delle entrate e delle uscite.

E’ un bilancio in cui tutte le voci possono essere verificate sulla base di documenti depositati, come ad esempio i contratti stipulati con la tipografia e con le agenzie, le fatture delle cartiere, le bollette dei telefoni, gli stipendi dei redattori.

Invitiamo ogni altro giornale a fare altrettanto.

Non ci limiteremo poi solo ai bilanci preventivi. Ogni giorno pubblicheremo la tiratura del giornale, ogni mese un rendiconto delle vendite. Tutti i lettori potranno così seguire fino in fondo l’aspetto finanziario dell’impresa in cui ci siamo avventurati.

Preventivo mensile delle spese

(tra parentesi il loro valore in euro 2024, ndr)

Compensi a redattori, corrispondenti, collaboratori, amministrazione, apparato tecnico e diffusione 6.000.000 (63.000 euro)
Agenzie 1.140.000 (11.700 euro)
Affitto e riscaldamento 440.000 (4.500)
Telefono 1.000.000 (10.262)
Viaggi 1.500.000 (15.400)
Luce, pulizia, cancelleria 300.000 (3.000)
Pubblicità 300.000 (3.000)
Distributore, fascettario e riscossione 960.000 (9.900)
Inoltro treni e aerei 390.000 (4.000)
Spese speciali distribuzione grandi città 2.600.000 (26.681)
Allestimento e spedizione 1.300.000 (13.340)
Tipografia 7.800.000 (80.000)
Carta 3.200.000 (32.900)
Trasporto 5.200.000 (53.362)
Totale 32.130.000 (329.718 euro)

II preventivo spese è aggiornato rispetto a quello già pubblicato sulla rivista. Sono aggiornamenti rivelatisi necessari nella pratica.

Gli stipendi mensili sono:

redattori a tempo pieno 150.000 lire (1.539 euro);

redattori a mezzo tempo 70.000 lire (718 euro);

principali corrispondenti interni ed esteri 100.000 lire (1.026 euro).

Vi sono poi redattori volontari.

Preventivo mensile delle entrate

Copie giornaliereCopie mensiliRicavo netto
30.000780.00028.090.000
35.000910.00032.760.000
40.0001.040.00037.440.000
45.0001.170.00042.120.000

Nel ricavo è calcolata la percentuale trattenuta dalle edicole e dai distributori locali. Il pareggio di bilancio si realizza dunque a 35.000 copie medie giornaliere vendute.

Al momento in cui usciamo la sottoscrizione ha raggiunto circa 44 milioni (451.228 euro, ndr) dei quali 39 milioni già pervenuti alla amministrazione centrale e cinque ancora nelle mani delle organizzazioni o dei compagni che li hanno raccolti e non ancora spediti.

I 39 milioni in cassa provengono:
Ancona 96.000
Novi Ligure 210.000
Aulla 45.000
Fasano di P. 85.500
Bergamo 2.844.000
Bologna 2.410.000
Bolzano Trento 385.745
Catania 160.000
Catanzaro 18.500
Villadossola 110.000
Firenze 1.336.000
Genova 152.000
Livorno 800.000
Matera 20.000
Milano 2.756.175
Modena 173.000
Venezia 761.650
Napoli 1.269.000
Novara 400.000
Verbania 250.000
Padova 722.000
Palermo 1.005.000
Pisa 578.455
Prato 272.000
Portici 350.000
Recanati 206.000
Salerno 200.000
Savona 50.000
Siena 323.000
Colle V. D’Elsa 50.000
Trieste 94.500
Torino 359.000
Udine 76.500
Spello 14.000
Carbonia 135.000
Viareggio 50.000
Urbino 43.000
Tarante 36.000
Resina 500.000
Cagliari 743.500
Vaiano 8.500
Suzzare 13.500
Alfonsine 11.500
Roma 4.880.000
Piombino 162.000
Rimini 358.500
Pesare 2.000
Ferrara 2.000
Ivrea 300.000
Brcscia 36.000
Lecce 13.050
Pistoia 6.000
Arezzo 2.500
Como 6.000
Ragusa 1.000
Parma 88.000
Avelline 3.500
Ravenna 28.000
Nuoro 5.000
Lucca 5.000
Bari 7.000
Caltanissetta 12.000
Brindisi 8.500
Cosenza 39.000
Cesenatico 58.000
Varese 50.000
Compagni deputati 3.200.000
Fondi 50.000
Perugia 309.500
Cividale del Friuli 52.500
Pescara 6.000
Compagni e Amici all’estero 4.100.000
Cuneo 25.000
Imola 400.000
Reggio Emilia 165.000
Pervenute direttamente in redazione 4.628.400

Totale 39.099.975 (401.233 euro)

Al momento dell’uscita del giornale le spese sostenute (stipendi, affitto, impianti, mobilio, viaggi, archivio, attrezzature varie, depositi cauzionali) ammontano a 23 milioni 207 mila lire (238.150 euro, ndr). Il giornale dunque parte con una copertura di 22 milioni (225.764 euro, ndr) appena sufficienti a sostenere le spese vive fino al momento del pieno rientro dei ricavi. Per questo è necessario continuare la sottoscrizione e aprire una campagna di abbonamenti.

Pensiamo che questo rendiconto, e il suo continuo aggiornamento valgano molto più di qualsiasi appello ai lettori e ai militanti perché collaborino allo sforzo comune, senza di che l’intera impresa non può resistere.

La formula del giornale

II giornale esce così come era stato annunciato, di quattro pagine a 50 lire. E’ un limite imposto dalla modestia dei mezzi finanziari, ma è anche una precisa scelta politica.

Il giornale è concepito rigorosamente come uno strumento di informazione, di orientamento e di lotta politica. E’ privo di una serie di «servizi» — dallo sport, alla cronaca spicciola, alla pubblicità — che formano l’ossatura di tutti gli altri giornali e il loro veicolo di penetrazione nel pubblico.

E’ anche privo di tutte quelle divagazioni che tendono alla manipolazione dei lettori.

La sua formula tecnica cerca di realizzare un massimo di semplicità e di chiarezza. Il giornale è privo di fregi o abbellimenti tipografici, perché costano e servono a far prevalere la forma sui  contenuti.

Solo in pochi casi userà fotografie, almeno per ora, cioè nei casi in cui costituiscono una notizia importante e non un elemento grafico.

Sia il notiziario, sia gli articoli, sia le  corrispondenze o i servizi sono composti nello stesso corpo tipografico (salvo un uso limitato del corsivo), non tanto perché questo facilita il lavoro dei tipografi, ma perché non stabilisce arbitrariamente una scala di valori e la lascia stabilire ai lettori.

Il corpo scelto è molto grande per facilitare la lettura.

Ci sono solo tre tipi di titoli. I titoli grandi in testa a ogni pagina si propongono di offrire una visione sintetica e rapida degli avvenimenti principali, o di sottolineare il nostro punto di vista politico su di essi.

I titoli a due colonne e a una colonna consentono di guadagnare molto spazio, di spiegare le cose, senza gridare, di collocare anche in sole quattro pagine un numero di notizie politiche superiore a quello di ogni altro giornale.

Le quattro pagine sono divise per grandi temi (la prima con una scelta delle cose per noi principali, la seconda di politica estera, la terza di politica interna e la quarta sul movimento di lotta), ma senza rigidità.

Le pagine sono concepite come un tutto unico: le notizie si succedono nell’ordine che la redazione ritiene logico, senza imporre una scelta tendenziosa con manierismi, lasciando al lettore di orientarsi e verificare la giustezza delle scelte.

Lo schema complessivo è in definitiva ispirato a questi criteri: fare un giornale per un pubblico che legge; dare un massimo di notizie in un minimo di spazio; non imporsi al lettore con artifici ma averlo partecipe.

E’ un tentativo — il primo da molto tempo in qua nella stampa quotidiana — di una impaginazione non autoritaria, anche a costo di apparire, almeno all’inizio, meno mossa e coordinata di altri giornali.

La redazione del giornale è affidata a una quindicina di compagni, oltre che all’apparato tecnico e amministrativo, più dodici corrispondenti (dall’interno e dall’estero) stipendiati e alcuni  corrispondenti e collaboratori volontari. Si tratta, oltre che dei redattori della rivista mensile (che continuerà a uscire), di giovani compagni che per la prima volta fanno questo lavoro.

Il giornale sarà chiuso in tipografia molto prima degli altri (comunicheremo l’ora di chiusura) per potere arrivare da Roma in circa 1.500 comuni dal nord al sud del paese. Ritornerà il giorno  successivo sulle notizie che dovessero mancare.

La diffusione del giornale, piena di difficoltà, avviene naturalmente attraverso le edicole, ma questo non può bastare. Occorre, soprattutto in questo primo mese, una diffusione militante nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri, ritirando le copie dagli edicolanti e segnalandoci le edicole alle quali far pervenire, in conseguenza, un maggior numero di copie.

Chiuso in tipografia alle 18 del 27 aprile 1971, tiratura 100.000 copie, direttore Luigi Pintor

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