Sono passati nove lunghi mesi dalla strage di Brandizzo. I cinque operai falciati dal treno perché operavano sui binari senza che la circolazione fosse sospesa sono il simbolo più terrificante dello stato della sicurezza sul lavoro in Italia. Il fiume di parole, impegni, decreti che sono seguiti i pochi giorni di commemorazione non hanno intaccato la vergognosa situazione dell’intero settore delle manutenzioni ferroviarie straordinarie, totalmente appaltato all’esterno da Rfi.

I SINDACATI DENUNCIANO che niente sia cambiato. È proprio di ieri la decisione della Fillea Cgil – i lavoratori delle manutenzioni ordinarie sono equiparati agli edili, quelli delle manutenzioni ordinarie ai ferrovieri – di abbandonare il tavolo con Rfi.

«A 9 mesi esatti dalla strage di Brandizzo, nessun passo avanti è stato fatto dal Gruppo Ferrovie e da Rfi per dare più garanzie e tutele ai lavoratori edili impiegati negli appalti e subappalti di manutenzione. Avevamo chiesto di limitare il ricorso ai subappalti almeno per le attività a maggior rischio per la salute e sicurezza dei lavatori edili impiegati. Avevamo chiesto – continua la Fillea Cgil – norme più stringenti per il rispetto dei Contratto collettivo nazionale degli edili, del corretto inquadramento, del rispetto degli orari di lavoro e per una qualificazione degli operatori più selettiva. Da una grande azienda pubblica ci saremmo aspettati una maggiore responsabilità sociale. Sarà un primo maggio amaro per migliaia di lavoratori impiegati negli appalti e subappalti ferroviari – conclude la Fillea Cgil – nei prossimi giorni rispettando gli impegni che abbiamo preso con i lavoratori, partirà una campagna straordinaria di assemblee nei diversi cantieri delle manutenzioni edili, per informarli delle evidenti indisponibilità di Rfi e Fs».

POCHI GIORNI FA INVECE l’associazione di macchinisti “Ancora in Marcia” e le associazioni “il Mondo che vorrei” e “Assemblea 29 giugno“, sorte a seguito della strage ferroviaria di Viareggio, hanno presentato alla Commissione Europea una denuncia per la violazione degli obblighi di recepimento delle direttive riguardanti la salute e la sicurezza sul lavoro. Proprio la strage di Brandizzo ha messo in luce «un quadro giuridico paradossale in cui le norme di protezione dei lavoratori addetti all’infrastruttura ferroviaria in Italia – sulla base della legge 191/74, una delle norme oggetto della denuncia – sono stabilite dalla stessa impresa datrice di lavoro e committente dei lavori (Rfi), mediante proprie «Istruzioni» che hanno valore di legge e non dalle norme generali di tutela di derivazione comunitaria, valide per il resto dei cantieri», sottolineano “Ancora in marcia” e le altre associazioni.

«LA LEGGE 191/74 e i suoi decreti applicativi risultano oggi in evidente contrasto con il diritto comunitario, oltreché obsoleti sul piano tecnico, superati sul piano giuridico e organizzativo, oltre che di difficile interpretazione ed attuazione in quanto disorganici rispetto al nuovo quadro giuridico nazionale seguito alla liberalizzazione del settore. Il ministero dei trasporti – denunciano le associazioni – titolare della materia, ed i suoi apparati burocratici di vertice, negli ultimi 12 anni si sono distinti per l’inerzia amministrativa dimostrata nella mancata predisposizione degli atti necessari all’armonizzazione. Infatti, salvo uno schema di decreto varato nel 2012, portato al confronto con le parti sociali e le Regioni (gli Rls dei ferrovieri furono respinti dal confronto) e rimasto lettera morta, l’argomento non è stato più affrontato. «Le ultime notizie sullo stato dell’iter dei decreti di armonizzazione risalgono al 26 febbraio 2020 e vengono dalla stessa Direzione generale del Ministero dei trasporti: con una laconica pec di riscontro ad una istanza di accesso agli atti, segnala che “… La bozza di schema è al vaglio dell’Ufficio Legislativo del Mit», denunciano le associazioni.

RFI, DA PARTE SUA, CITA l’audizione in Senato del 28 febbraio per dimostrare i «miglioramenti» in fatto di «formazione», «controlli» e «nuovo modello manutentivo».