Gian Piero Scanu, parlamentare del Pd e coordinatore della Commissione Difesa della Camera, è soddisfatto come sanno esserlo gli uomini affetti da sano realismo quando portano a casa un risultato. Se non si può ottenere tutto, ci si batte almeno per cercare di limitare i danni. Come risparmiare sei miliardi di euro destinati all’acquisto di strumenti di morte, mentre nuovi venti di guerra stanno (ri)sconvolgendo la storia.

La mozione approvata ieri dal Parlamento che dimezza i fondi per l’acquisto degli F35 è davvero vincolante per il governo Renzi?

Senza alcun dubbio, è vincolate. La mozione esercita una azione prescrittiva. E se ci fossero delle perplessità in merito, vorrei aggiungere che sul contenuto di questa mozione si è già espresso favorevolmente anche il governo Renzi. Per la prima volta viene sancito un principio importante: la decisione sulla spesa per la scelta e l’acquisto di nuovi sistemi d’arma compete al parlamento e non al governo, esattamente ciò che in Italia non è mai stato fatto negli ultimi trenta anni. Si tratta di un cambiamento radicale. Prima hanno sempre deciso i governi, gli stati maggiori e i vertici dell’industria militare.

Il ministero della Difesa certo non la prenderà bene. Non è che in futuro potrebbe esserci qualche spiacevole ripensamento?

Quando dico che il parerefavorevole è del governo intendo dire l’intero gabinetto, e in primis proprio il ministero della Difesa e il ministro Pinotti. Non ci sarà nessuna polemica al riguardo, è un anno e mezzo che ci confrontiamo su questa questione. Il partito questa volta è unito.

Insieme alla sua mozione però ne sono state approvate due che sembrano di segno opposto, una di Forza Italia e l’altra del Ncd che chiedono di continuare nel programma degli F35. Non c’è una pericolosa contraddizione in tutto ciò?

Il governo ha accettato la nostra mozione, quelle di Fi e Ncd in sostanza chiedevano una razionalizzazione della spesa e quindi è normale che il Parlamento abbia dato un parere favorevole. Ma conta soprattutto il fatto che il governo abbia accettato la diminuzione della spesa, diciamo che la nostra mozione contiene e supera le altre due visto che siamo riusciti a dimezzare il budget di sei miliardi di euro.

Quindi saranno 45 aerei invece di 90.

Non è detto. Noi abbiamo votato il dimezzamento del budget, non degli aerei: adesso il governo ha a disposizione 6 miliardi e può anche rinegoziare il prezzo, magari gli aerei saranno 46 o 47. Comunque non 90.

Era proprio impossibile puntare alla cancellazione del programma di riarmo?

La sostanziale differenza tra la nostra posizione e quella di Sel e Cinque Stelle, due forze politiche che con grande onestà intellettuale si sono astenute dando un contributo decisivo, è che noi del Pd non volevamo uscire dal programma. Ma voglio precisare una cosa. In un momento storico delicato come questo, in cui la Nato sta spingendo tutti i paesi ad incrementare le spese per rinforzare gli arsenali di guerra, la decisione del parlamento è la cifra di una stagione politica di grande responsabilità.

Ma gli F35 sono pure difettosi. Quand’anche fossero la metà, che senso ha acquistare aerei da guerra che presentano diverse criticità sottolineate dagli stessi americani che li producono?

Posso farle io una domanda?

Prego.

Si ricorda che due anni fa gli aerei che l’Italia doveva comprare erano 131? Dunque non possiamo dire che viste le premesse e l’aria che tira abbiamo già ottenuto un risultato notevole?