Con l’ufficializzazione della candidata del M5S Sarah Disabato (attuale capogruppo a Palazzo Lascaris), in Piemonte il campo largo è stato definitivamente messo in soffitta. E, mentre il Pd fa i conti con lo scandalo che ha travolto il ras delle tessere Salvatore Gallo, indagato per peculato, estorsione e violazione della normativa elettorale (il figlio Raffaele si è dimesso da consigliere regionale e ha ritirato la sua candidatura), l’assemblea di Sinistra ecologista si è riunita per definire la linea in vista delle regionali. Ha indicato Alice Ravinale, capogruppo in comune a Torino, come candidata di Se in un’alleanza di centrosinistra guidata dalla dem Gianna Pentenero.

Ravinale, la campagna elettorale inizia in un clima assai turbolento. Quali saranno i vostri punti programmatici?
Saremo in campo come Alleanza Verdi-Sinistra. Abbiamo lavorato con Se per definire le nostre priorità e la prima è la sanità pubblica: accessibile, gratuita e di qualità. La giunta Cirio la sta lasciando in macerie, così come disastroso è il bilancio della destra piemontese sulla lotta alla crisi climatica. Noi puntiamo alla difesa del suolo e alla diminuzione delle emissioni climalteranti in ogni settore, a partire dai trasporti: proprio qui che c’è la peggiore qualità dell’aria d’Italia bisogna rilanciare la gratuità del trasporto pubblico. La Regione abbia finalmente una vera politica per la piena e buona occupazione nella transizione ecologica, partendo dalla grave situazione di Mirafiori.

Dopo mesi di tira e molla non si è riusciti a definire un profilo di coalizione più largo che comprendesse i 5S. Perché?
Su tanti temi oggi ci sono tutte le condizioni per lavorare insieme. Ne cito due: la difesa dell’autodeterminazione delle donne contro il sostegno agli antiabortisti voluto dalla giunta Cirio e il diritto alla casa, attraverso l’edilizia residenziale pubblica. Ma ha prevalso la diffidenza tra Pd e M5S – che sul nostro territorio sono stati per tanto tempo avversari – sulla volontà di contrastare al meglio questa destra. Auspicavo un maggior senso di responsabilità, anche perché solo tornando al governo si possono invertire certi processi: penso al contestato progetto dell’ospedale sull’area giostre della Pellerina, che il M5S ha ritenuto questione pregiudiziale all’alleanza. I criteri per l’individuazione dell’area li ha indicati la Regione, è lì che bisogna intervenire se si vuole provare a modificare quella scelta.

Il Pd è nuovamente investito dalla questione morale. Cosa deve fare per affrontarla? E cosa chiedete ai vostri alleati?
Quanto sta emergendo non ammette tentennamenti. Ci aspettiamo che il Pd chiarisca e adotti i provvedimenti per allontanare da sé ogni ombra relativamente alle infiltrazioni mafiose nei cantieri autostradali e della Tav in Valsusa, ma anche rispetto alle opacità nella gestione del consenso. Il passo indietro che già c’è stato per quanto riguarda la candidatura di Raffaele Gallo alle regionali va nella giusta direzione.

A Torino, in comune, siete stati tra i promotori del tavolo di coprogettazione per la sede del centro sociale Askatasuna. Un percorso osteggiato dalla destra che guida la Regione. Come sta proseguendo?
È già stato sottoscritto il patto di collaborazione per il cortile e sta proseguendo la coprogettazione per i locali interni. L’iniziativa dell’assessore Marrone è propaganda elettorale, e non avrà effetti: quel luogo rimane vivo e aperto, anche grazie al Comune che lo ha riconosciuto come bene comune. Chi sogna una politica di repressione e sgomberi se ne faccia ragione, Torino ha dimostrato di essere diversa.