Mancano ancora le richieste aziendali sugli stabilimenti di Modena e di Atessa e dunque il computo potrebbe ancora aumentare. Dopo due giorni di incontri fra Stellantis e i sindacati siamo arrivati a quasi 3.600 esuberi su un totale di circa 42.700 dipendenti in Italia, pari a oltre l’8,4%. Se non è dismissione questa, le parole hanno poco senso. E il fatto che certamente l’azienda troverà un numero così alto di lavoratori disposti a dimettersi in cambio di soldi è solo la conferma di come i dipendenti siano consapevoli di una situazione immodificabile, in primis dal governo Meloni.

«FARE INCONTRI stabilimento per stabilimento ha poco senso, serve un accordo quadro nazionale con Stellantis e il governo dovrebbe fare proprio questo, ma non lo fa: Urso la prossima settimana farà solo da notaio delle comunicazioni che l’azienda ci ha già fatto», denuncia il segretario nazionale Fiom Samuele Lodi.

DOPO GLI ANNUNCI di martedì sugli esuberi – Torino 1.560, Cassino 850, di cui 300 in trasferta a Pomigliano, e Pratola Serra 100 – , ieri si sono svolti gli incontri negli stabilimenti di Melfi, Pomigliano D’Arco, Termoli, Cento e Verrone in cui Stellantis ha dichiarato complessivamente altri 1.087 esuberi. «In particolare 500 a Melfi, 424 a Pomigliano, 121 a Termoli, 30 a Cento, 12 a Verrone. In questo modo in due giorni «si arriva a un totale di 3.597 uscite», denuncia la Fiom.

«Stellantis sta dimostrando di volere proseguire nella sua strategia di svuotamento degli stabilimenti e di disimpegno dal nostro paese – spiega in una nota Lodi – . La premier Giorgia Meloni intervenga e convochi un incontro a Palazzo Chigi con l’ad Carlos Tavares perché è ora che tutti si assumano le proprie responsabilità per salvare l’automotive in Italia. Gli obiettivi dei tavoli convocati al Mimit la prossima settimana – continua Lodi – risultano così fortemente indeboliti. Gli incentivi, le agevolazioni, le risorse pubbliche non possono essere riconosciuti a un’azienda che non ha nessuna intenzione di investire in Italia: di non garantire adeguati volumi produttivi né gli stabilimenti, di non investire in ricerca e sviluppo e di non tutelare l’occupazione», sollecita ancora Lodi ricordando come la Fiom non abbia firmato l’accordo che sta portando alle uscite incentivate e rivendicandone la coerenza. «La situazione si sta dimostrando ancora più grave di quella che già avevamo denunciato e che, tra l’altro, ha portato alla dichiarazione di sciopero unitario il 12 aprile a Torino», conclude Lodi.

Lo stabilimento simbolo di Pomigliano – quello da cui partì la «rivoluzione di Marchionne nell’ormai lontano 2010 – è tra i più penalizzati: «La direzione del Giambattista Vico Stellantis ha ufficializzato il personale in esubero pari a 360 lavoratori. Se a questi si sommano i 5 di Fca Security, i 5 del Crf, i 5 di Fca Item, i 39 degli Enti centrali e i 10 dei commerciali di Pomigliano e Napoli, gli addetti totali interessati all’esodo incentivato salgono a 424 addetti», denunciano Mauro Cristiani, segretario generale Fiom Napoli, e Mario Di Costanzo, responsabile automotive, che annunciano «di non firmare l’accordo, in attesa del tavolo governativo del 4 aprile».

SENZA METTERE IN DISCUSSIONE l’unità sindacale ritrovata che porterà allo sciopero unitario di Mirafiori – dopo quelli a Melfi – la Fim Cisl però puntualizza: «A Cassino la nuova Stelvio porterà a ridurre le 800 uscite “desiderate” da Stellantis e a Mirafiori non abbiamo firmato niente», spiega il neo segretario generale Ferdinando Uliano. «Le discussioni stabilmento per stabilimento sono fondamentali per stabilire modelli per arrivare all’obietttivo del milione di auto. L’incentivazione all’uscite volontarie sono rivolte a coloro che sono vicini alla pensione e a chi ha ridotte capacità lavorative – continua Uliano – considerato il fatto che siamo in un percorso di transizione all’elettrico che comporterà una riduzione del 30% dei lavori e così meglio gestirla prima invece che attendere che sia l’azienda a imporla fra qualche anno in maniera unilaterale. Questo però non preclude l’importanza della discussione in sede ministeriale, in primis su Mirafiori», conclude Uliano.

Servirebbe una vertenza globale. «Con gli americani di Uaw e i francesi della Cgt abbiamo un rapporto consolidato e richieste comuni: Tavares però non hai mai parlato direttamente neanche con loro», risponde Lodi.