Le cinque maggiori case automobilistiche europee – Bmw, Mercedes, Stellantis, Renault e Volkswagen – hanno aumentato i prezzi dei loro modelli più economici in media del 41% dal 2019 al maggio del 2023. È quasi il doppio del tasso cumulativo di inflazione nello stesso periodo, secondo l’analisi di Transport&Environment. Il prezzo di una Peugeot 208, di una Seat Ibiza e di una Renault Twingo, tutti veicoli venduti anche sul mercato italiano, è aumentato di quasi 6.000 euro, con un incremento tra il 37 e il 56%. Alcuni modelli Mercedes classe A e B sono aumentati invece di oltre 10.000 euro (rispettivamente del 38% e del 37%).

SECONDO L’ORGANIZZAZIONE, che promuovere la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti in Europa, questi aumenti non trovano riscontro nel costo delle materie prime e di altri componenti. Ed è anche grazie all’aumento dei prezzi che nel 2022 le case automobilistiche hanno registrato profitti record pari a 64 miliardi di euro, garantendo quindi agli azionisti dividendi record per 27 miliardi di euro. Secondo Transport & Environment tutto ciò è successo mentre le case automobilistiche lottavano per far deragliare le nuove misure anti-inquinamento – lo standard Euro 7 – sostenendo che il costo dei nuovi filtri, pari a circa 200 euro per auto, sarebbe stato troppo costoso sia per loro che per i consumatori. Per Anna Krajinska, responsabile delle emissioni dei veicoli e della qualità dell’aria presso T&E, «in alcuni casi le case automobilistiche hanno aumentato i prezzi dei modelli più economici di oltre la metà dal 2019, eppure hanno combattuto con le unghie e con i denti contro le tecnologie antinquinamento salvavita che costano solo 200. È la prova che per le case automobilistiche europee il profitto viene sempre prima delle persone».

COME SPIEGA IL SITO del Consiglio d’Europa, con un comunicato pubblicato nel dicembre del 2023, l’azione di pressione e lobby è riuscita, poiché per quanto riguarda lo standard Euro 7 «l’accordo provvisorio raggiunto (con il Parlamento) manterrà i limiti di emissione Euro 6 per autovetture e furgoni». La proposta della Commissione europea prevedeva una riduzione dell’inquinamento di auto, furgoni, autobus e camion. Eppure questa proposta, che salverebbe migliaia di vite dall’inquinamento atmosferico e migliorerebbe la qualità dell’aria per tutti i cittadini europei, è stata bocciata. Una delle argomentazioni principali della lobby è che la misura sarebbe stata troppo costosa e che avrebbe reso le auto – soprattutto i modelli più piccoli e più economici – inaccessibili per i consumatori.

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ECCO PERCHE’ T&E ha voluto mostrare questa evidenza, analizzando i pressi di listino. «Le case automobilistiche – ha spiegato Anna Krajinska – hanno sfruttato l’opportunità di un mercato inflazionistico per aumentare i prezzi per i consumatori oltre l’inflazione, al fine di rafforzare sostanzialmente i propri profitti. Allo stesso tempo hanno condotto una campagna contro una tecnologia economica e facilmente disponibile che avrebbe migliorato la qualità dell’aria».

A FEBBRAIO DELLO SCORSO anno, in un’intervista al Financial Times, Carlos Tavares – l’amministratore delegato di Stellantis, – società il cui primo azionista è Exor, di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann – ha spiegato che secondo le sue stime per le case automobilistiche «il potere di determinazione dei prezzi sarà sotto pressione, il che significa che siamo tornati alla situazione di qualche anno fa», cioè a prima del Covid-19. «Dobbiamo tutti tornare alle fondamentali tattiche di vendita e di marketing che negli ultimi tre anni sono scomparse» ha dichiarato.

MENTRE NOI CI CHIUDEVAMO in casa, i listini dei produttori iniziavano a salire e i lobbisti facevano pressione su Parlamento europeo, Commissione europea e Consiglio europeo per frenare ogni ambizione sulle auto Euro 7. Un nuovo standard che leggerete magari sui libretti di circolazione della vostra prossima auto ma che non sarà affatto diverso dal vecchio Euro 6, la norma in vigore dal primo settembre di dieci anni fa. Un’altra era in termini di consapevolezza sugli effetti delle emissioni e degli effetti dei cambiamenti climatici.