All’Auditorio Nacional – appena sotto il platô, il piccolo altipiano su cui si trova la parte storica di Praia, la capitale del Capo Verde, nell’isola di Santiago – la serata inaugurale dell’Atlantic Music Expo è aperta dall’orchestra d’archi dell’Academia de Artes Cesaria Evora: sono giovani e alcuni proprio dei ragazzini, suonano arrangiamenti di brani di morna, il genere per eccellenza del Capo Verde, e naturalmente non manca Sodade, l’hit mondiale della grande cantante a cui la loro scuola – che ha sede a due passi da lì, ma succursali anche in altre isole – è intitolata. Poi, per festeggiare la decima edizione, cerimonia di premiazione di una trentina di persone che negli anni a vario titolo hanno contribuito alla riuscita dell’AME.

L’Orchestra d’archi della Academia de Artes Cesaria Evora

In chiusura infine, Cartel, un gruppo elettrico chitarra, basso, tastiere e batteria, accompagna cinque cantanti, che, senza neanche che siano annunciati i loro nomi, escono una dopo l’altra, una canzone a testa: tutte giovani, quattro con abiti vistosi e/o ricercati, una invece pantaloni larghi e maglietta con su Cesaria Evora, e per un non capoverdiano tutte delle illustri sconosciute. Tutte brave, ma è quella vestita casual a rimanere impressa: canta una canzone di impronta moderna, ma con un temperamento e una concentrazione che non lasciano indifferenti. Si chiama Katy Dias, dichiara 24 anni e si stenta a crederle perché appare molto più giovane, è dell’isola di Sal ma vive a Santiago, si è esibita in qualche locale, come il Quintal da musica, ristorante con musica che, creato da un’associazione, è un’istituzione di Praia: ma fino ad ora Katy Dias non ha inciso assolutamente niente. Se si va a vedere in rete, si trovano un paio di suoi passaggi alla televisione capoverdiana: intervistata, racconta con freschezza adolescenziale che le piacciono la morna e il fado, e che Mayra Andrade rappresenta per lei un esempio di originalità artistica; canta con grande serietà, con una profondità e eleganza da fadista. La televisione l’ha invitata anche nella giornata dell’orgoglio Lgbtq, per parlare della sua esperienza personale, di ragazza di famiglia molto religiosa, che però ha accettato il suo orientamento sessuale.

KATY DIAS rappresenta bene le difficoltà ad emergere che incontrano oggi i nuovi talenti capoverdiani e l’occasione che l’Atlantic Music Expo rappresenta. Quando nel 2011 Cesaria Evora è venuta a mancare, il Capo Verde non è rimasto orfano solo di una grande figura artistica. Dagli anni novanta, Cesaria ha rappresentato un fortissimo traino per tutta la musica capoverdiana: nella sua scia, tanti altri artisti sono usciti da una notorietà confinata nell’arcipelago in mezzo all’Atlantico e nelle altre isole del Capo Verde, le comunità della diaspora sparse fra Boston, Lisbona, Rotterdam, Roma, Dakar, e sono riusciti a salire alla ribalta internazionale. Ma Cesaria ha fatto molto di più: ha cambiato l’immagine del paese, e innanzitutto gli ha dato una visibilità nel mondo: «io e i miei amici dicevamo che eravamo brasiliani: il Capo Verde nessuno nemmeno sapeva dove stesse», ricorda, ripensando alla sua vicenda di giovane immigrato in Francia, José da Silva, l’impresario e discografico – fondatore dell’etichetta Lusafrica – che ha costruito le fortune di Cesaria. Quanto agli effetti sul turismo, nessuna campagna di promozione avrebbe potuto fare di meglio della Evora.

CHI EBBE l’intuizione che bisognava cercare di riempire il vuoto lasciato dalla sua scomparsa fu Mário Lúcio, cantante affermato, molto richiesto come autore di canzoni da altri interpreti, scrittore di livello, e dal 2011 al 2016 ministro della cultura. Lúcio pensò ad una manifestazione che continuasse a tenere accesi i riflettori sulla musica capoverdiana e viva l’immagine del Capo Verde: nacque così l’Atlantic Music Expo, destinato a promuovere la musica capoverdiana e più in generale il paese, dando all’arcipelago, sul piano degli scambi musicali, quella centralità fra Africa, Europa, Nord America e Sud America che la geografia del Capo Verde – in mezzo all’oceano, 500 km al largo delle coste del Senegal –  suggerisce. Obiettivo, portare all’Ame giornalisti, impresari, direttori artistici di festival, e presentare artisti capoverdiani ma anche di altre parti dell’Africa e di altri continenti. Lúcio affidò la manifestazione appunto a José da Silva, che ne ha assicurato la direzione per cinque edizioni. Dopo le elezioni del 2016 l’Ame rischiò di restare vittima di miopi dinamiche politiche: i vincitori erano restii ad assumersi una manifestazione inventata dai loro avversari. Adesso, alla decima edizione, la terza dopo la pausa imposta dalla pandemia, l’Ame, gestito da una associazione, sembra finalmente avere conquistato uno status al di sopra delle rivalità tra i partiti.

La redazione consiglia:
A Capoverde dove la musica «vale oro»Il Covid ha dato un grave colpo al turismo nell’arcipelago; adesso si fanno sentire le ripercussioni della guerra in Ucraina, con l’aumento del prezzo del grano: l’edizione di quest’anno dell’Ame, fra il primo e il 4 aprile – gala inaugurale, showcase, workshop, tre sere di concerti gratuiti su due palchi del platô – è stato realizzato con un budget contenutissimo, la metà di quello abituale. Ma la manifestazione tiene la posizione: per un paese con scarsissime risorse, a cominciare da quelle naturali, come il Capo Verde – fin dall’ottocento terra di emigrazione – la musica, con le sue ricadute economiche e turistiche, è una posta di grande importanza.

Non c’è stata solo la perdita di Cesaria Evora. Il nuovo scenario di consumo della musica penalizza gli artisti capoverdiani: fra isole e diaspora il bacino di riferimento per un artista è all’ingrosso di un milione di persone, troppo poco per fare numeri interessanti sulle piattaforme; e sono venuti a mancare i profitti dati dalle copie fisiche, che non si vendono più: l’investimento sull’album di un cantante rischia di non essere nemmeno recuperato. «E bisogna fare un grande lavoro sui social network per conquistare dei follower per gli artisti», ci dice José da Silva, che da qualche anno ha spostato da Parigi a Mindelo, la città di Cesaria, la Lusafrica e Harmonia, altra sua etichetta: «I nostri artisti quindi vivono soprattutto di esibizioni dal vivo: e allora noi dobbiamo lottare per internazionalizzarli».