È una buona legge quella approvata nei giorni scorsi sul superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (la n. 81 del 30 maggio 2014) Anche se la proroga della chiusura degli Opg al 1 aprile 2015 è un atto doloroso, perché mantiene una situazione di sofferenza per molte persone: ancora un migliaio sono le donne e gli uomini internati nei manicomi giudiziari. Però questa volta il Parlamento ha migliorato decisamente le precedenti norme.

La nuova legge ha finalmente considerato l’Opg, come era il manicomio, luogo «inadatto» alla cura. Ora deve essere applicata bene, anche per scongiurare ulteriori proroghe. Alcune disposizioni vanno citate in particolare: favorire l’adozione, da parte dei magistrati, anche di sorveglianza, delle misure di sicurezza diverse dall’internamento in Opg (sia definitive che provvisorie) per la cura e la riabilitazione. Perciò serve un ruolo attivo delle Asl in rapporto con la magistratura. Ciò tanto più ora che la pericolosità sociale non può essere dichiarata, o confermata, solo perché la persona è emarginata, priva di sostegni economici o non è stata presa in carico dai servizi socio sanitari. E sapendo che la nuova legge pone limiti precisi alle proroghe della misura di sicurezza (causa di molti «ergastoli bianchi») che non può essere superiore alla durata della pena per quel reato.

Rispettare l’obbligo delle regioni di presentare entro 45 giorni i percorsi terapeutico – riabilitativi di dimissione di ciascuna delle persone ricoverate negli Opg. Riducendo al minimo le mancate dimissioni (dispone la legge: «il programma documenta in modo puntuale le ragioni che sostengono l’eccezionalità e la transitorietà del prosieguo del ricovero»).
Rendere effettiva la possibilità delle Regioni di rivedere i progetti per le Rems (i mini Opg regionali) diminuendo i posti letto previsti (ora quasi mille: più degli attuali ricoverati!), per renderle quantomeno residuali. E utilizzare invece i finanziamenti per la «… riqualificazione dei dipartimenti di salute mentale». Alcuni primi segnali positivi stanno arrivando da alcune Regioni che hanno annunciato di voler ridimensionare le Rems (es. Toscana e Piemonte) o già deciso di non farle (Friuli Venezia Giulia). Al recente convegno sulla chiusura dell’Opg di Montelupo Fiorentino, organizzato dal Garante dei detenuti della Toscana, i rappresentanti della Regione hanno dichiarato disponibilità sulla proposta avanzata di ridurre i posti Rems finora previsti con una sola piccola struttura. Sarebbe un segnale positivo che guarda a tutto il Paese.

Siamo consapevoli delle difficoltà che ci saranno nell’applicare la legge, dovute ad un contesto difficile – diverse «velocità» tra regioni, condizioni dei servizi socio sanitari e delle magistrature, contraddizioni o carenze normative, tagli al welfare – e a resistenze anche culturali (come al tempo della legge 180). Per questo intendiamo continuare la mobilitazione e dialogare con tutti gli “attori” impegnati nel superamento degli Opg, per sostenerli: operatori dei servizi, magistratura, camere penali/avvocati, associazioni utenti e familiari. E intendiamo continuare il rapporto con i «decisori» politici (governo nazionale e regioni, parlamento, consigli regionali). Non dimenticando le drammatiche condizioni di vita dei detenuti nelle carceri. E sapendo che il prossimo obiettivo è la modifica di quelle parti del Codice Penale che ancora sostengono l’istituto dell’Opg, ultimo baluardo della logica manicomiale. Così il faticoso processo del superamento degli Opg può rientrare nei binari della legge 180, che chiudendo i manicomi restituì dignità, diritti e speranze a tante persone. E ha reso migliore il nostro Paese.

(Dossier opg su www.fuoriluogo.it)