Governo e regioni sui tagli alla sanità appaiono come ciechi che fanno a sassate. Ancor prima della questione dei tagli essi sono loro il primo vero grave problema della sanità pubblica. Due i grandi equivoci.

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Si parla genericamente di “spesa sanitaria” assumendola come se fosse uno yogurt compatto, in realtà mettendo insieme le diverse stime ufficiali, essa per tre quarti è fatta da una spesa riqualificabile con la spending review e almeno un quarto da sprechi, corruzione, abusi, distorsioni, ruberie, improprietà, clientele. E’ quindi ingannevole parlare genericamente di Fsn (fondo sanitario nazionale) e dire che esso non si può tagliare, meglio sarebbe distinguere un “fondo buono” che non si può tagliare e un “fondo cattivo” che si deve tagliare.

Questa distinzione permette che il grosso della spesa sia sottoponibile a spending review e che l’area della mala gestio sia significativamente ridimensionata con dei bei tagli lineari. Troppo comodo agitare lo spauracchio dei tagli lineari per mantenere la struttura della spesa tale e quale. Il patto per la salute sottoscritto da governo e regioni si basa sul falso presupposto della non esistenza di una spesa cattiva, ma solo una spesa indistinta nella quale vi sarebbero “solo” ordinari sprechi amministrativi stimati intorno a 6 miliardi (fonte Agenans) cioè solo normale cattiva amministrazione.

La verità è che a causa soprattutto della commistione tra politica/sanità/gestione, vi è un fenomeno di illegalità strutturale del sistema che ai contribuenti costa un occhio della testa, agli operatori il blocco del contratto e ai servizi il blocco del turn over e che merita una vera e propria strategia anticorruzione.

Altro grande equivoco, le regioni cioè i finti soggetti riformatori. Sono, al contrario, inaffidabili e per mantenere i loro interessi clientelari compromettono i diritti e la qualità dei servizi. L’unico modo efficace per frenare le loro spese è stato di togliere la sovranità con i commissariamenti, obbligarle a rispettare dei piani di rientro controllando in modo ferreo i conti. Per tutto questo il governo si è fatto promotore della riforma del titolo V. Prendiamo dunque atto che non è più possibile sperare che le regioni siano degli interlocutori credibili per risanare la sanità.

Ma Renzi mette alla porta la cameriera perché rompe i piatti (riforma del titolo V) e nello stesso tempo pensa di rimettere a posto i cocci corteggiandola (patto per la salute) per poi pentirsene. Assurdo. Oggi pur essendo ultra convinto che per la sanità serva un governo multilivello che comprenda anche le regioni, devo prendere atto che la classe dirigente delle regioni non è all’altezza del compito.

Siamo in deflazione, abbiamo l’Europa alle calcagna che ci chiede riforme, dobbiamo far ripartire la crescita del paese, abbiamo la necessità certamente di riformare la pubblica amministrazione, quindi anche la sanità, per riformarne la spesa, c’è bisogno di una legge di stabilità che produca occupazione e sviluppo, la sanità ha un “eccesso” di spesa dovuto a illegalità e un “difetto” di universalismo dovuto ad un processo crescente di privatizzazione.Per di più i contratti sono bloccati e tali resteranno per un bel po’, il blocco del turn over sta rovinando professioni e servizi e i cittadini stanno perdendo tutele importanti.

Sapendo che si possono riconvertire le spese sanitarie illegali, e che i piatti non li possono aggiustare chi li ha rotti, il governo dovrebbe definire un piano straordinario di intervento per la difesa il rilancio e la riforma del servizio sanitario pubblico basato su una triangolazione politica:

1) si mettano a disposizione della legge di stabilità almeno i 6mld di sprechi che si sa che per certo esistono in sanità, quindi si riduca l’attuale Fsn.

2) si garantiscano i cittadini che la riduzione del Fsn non sia a discapito dei servizi ma incida effettivamente solo sui costi dell’illegalità

3) si sblocchi la funzionalità dei servizi sbloccando contratti e turn over a fini di riforma.

Questo implica necessariamente che il governo istituisca un authority di garanzia per la difesa dei servizi e dei diritti dei cittadini; vari un piano anticorruzione per la sanità e un progetto di riforma dell’attuale sistema di tutela che garantisca la compossibilità diritti/risorse e apra un tavolo di confronto.