«Stiamo navigando verso Augusta dove faremo sbarcare i naufraghi. La notizia dell’assegnazione del porto ha creato grande gioia a bordo. Le persone sono molto stanche dal viaggio e dall’attesa. Alcune sono sulla nostra nave da 12 giorni», dice Fulvia Conte, soccorritrice della Geo Barents di Medici senza frontiere. La nave umanitaria ha ricevuto ieri pomeriggio dalle autorità italiane l’indicazione del porto di destinazione. A bordo 558 migranti, tra cui 35 donne e 174 minori (143 non accompagnati). Tante le nazionalità: Sudan, Nigeria, Eritrea, Egitto, Costa d’Avorio, Gambia, Etiopia, Libia, Mali, Guinea Conakry, Senegal, Sierra Leone, Chad, Siria, Camerun, Sud Sudan, Guinea Bissau, Burkina Faso, Ghana e Algeria.

Tra le persone soccorse c’è un ragazzo torturato poco prima di partire che porta ancora sul corpo le ferite per le recenti violenze e un artista camerunese che durante la navigazione ha realizzato dei disegni per l’equipaggio. «In Libia ho visto morire tante persone. Erano talentuose come me, laboriose e intelligenti. Voglio denunciare quello che sta avvenendo in Libia ed essere sicuro che non si perdano vite in mare. La Geo Barents mi ha salvato dal Mediterraneo e sono orgoglioso di disegnarla», ha raccontato ai membri dell’Ong, che ha pubblicato la sua testimonianza. Ad Augusta i migranti saranno sottoposti ai test per il Covid-19 e poi imbarcati su una nave quarantena. Nel porto siciliano ci sono la Gnv Allegra, in banchina, e la Gnv Azzurra, in rada. I minori trascorreranno l’isolamento sanitario nei centri a terra.

Altri 440 naufraghi si trovano invece sul ponte della Sea-Watch 3. Tra loro: 116 donne (cinque incinte); 42 bambini tra le due settimane e i 12 anni; 167 minori non accompagnati tra gli otto e i 17 anni. Sei persone sono state evacuate per ragioni sanitarie nei giorni precedenti: nella notte tra il 26 e il 27 dicembre una donna incinta e sua figlia di tre anni; ieri una giovane incinta con la sorella minorenne, un uomo con problemi medici insieme a suo figlio. «È uno stillicidio. Tutte e tutti hanno il diritto di sbarcare», ha scritto su Twitter l’Ong. Fino a ieri sera la Sea-Watch 3 navigava davanti alle coste catanesi in attesa di indicazioni. Sei le richieste di Place of safety (Pos).

Ha avuto un lieto fine l’altro caso Sar, cioè di ricerca e soccorso, aperto dal giorno di Santo Stefano nel Mediterraneo centrale. Il 26 dicembre il centralino Alarm Phone ha lanciato l’Sos per un’imbarcazione partita cinque giorni prima dalla città libica di Bengasi con 17 persone (inizialmente si era pensato fossero 30), lungo una rotta che nelle ultime settimane ha fatto registrare numeri crescenti.

Molte ore dopo la diffusione dell’Sos l’imbarcazione in difficoltà è stata avvistata dagli aerei SeaBird, della Ong Sea-Watch, e Seagull, dell’operazione militare di sicurezza marittima Irini (i tracciati di volo sono stati pubblicati dal giornalista di RadioRadicale Sergio Scandura). Nelle vicinanze si trovava il mercantile con bandiera panamense Pan Unity, che ha invertito la rotta e salvato le persone 183 miglia nautiche a sud-est di Malta.

Sembrerebbe che le autorità di La Valletta abbiano assunto il coordinamento del soccorso, ma non sono arrivate conferme ufficiali. Il Times of Malta ha chiesto informazioni in proposito alle forze armate e al ministero dell’Interno senza ottenere risposte. Ieri pomeriggio la Pan Unity è entrata nelle acque territoriali maltesi. Con un passaggio nell’area di Bunkering 4, vicino al porto di Marsaxlokk, ha trasbordato i naufraghi su un’unità maltese. Sono stati poi sbarcati sull’isola