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Una settimana, tanto è durato l’«effetto Aylan» sui giornali europei.

La prima ricerca sulla copertura giornalistica dell’immigrazione nell’Ue dimostra che la foto del piccolo Aylan Kurdi (2 settembre 2015) ha effettivamente spostato in senso favorevole ai rifugiati la cronaca.

Ma tale effetto, appunto, ha avuto durata limitata: dopo poco più di una settimana dalla tragedia di Bodrum, i giornali hanno continuato a raccontare la crisi europea dell’immigrazione esattamente come prima, peggio di prima. Infatti, alla fine di settembre, tutti i giornali esaminati riportavano notizie meno positive verso i profughi rispetto a un mese prima.

La ricerca – la prima di questo genere – è stata condotta dall’Ejo, European Journalism Observatory (il testo completo qui).

I ricercatori hanno preso in esame testate di 8 paesi europei (Lettonia, Gb, Germania, Polonia, Italia, Repubblica Ceca, Portogallo e Ucraina) rappresentative di varie posizioni (per l’Italia sono stati considerati il Giornale, Repubblica e Corsera) e hanno catalogato gli articoli sull’immigrazione usciti due giorni prima e due giorni dopo alcune date chiave del mese di settembre: morte di Aylan Kurdi (2 settembre), reintroduzione dei controlli alle frontiere della Germania (13 settembre), vertice Ue del 23.

Secondo gli studiosi dell’Ejo, la foto del piccolo Aylan, morto a 3 anni sulla spiaggia turca di Bodrum, ha cambiato la cronaca giornalistica in senso più favorevole e simpatetico verso gli immigrati in particolare in quattro paesi: Italia, Gb, Portogallo e Germania.

Nei giorni successivi alla morte del bambino, gli articoli positivi verso gli immigrati sono triplicati in Germania, Portogallo e Italia mentre sono raddoppiati in Gran Bretagna.

–> Leggi qui l’editoriale del manifesto del 4 settembre

Tuttavia, già al 10 del mese, in tutti i giornali esaminati il numero di storie favorevoli è tornato ai livelli di agosto.

In Gran Bretagna, in particolare, prima della morte di Aylan gli articoli favorevoli ad accogliere più immigrati erano praticamente zero, sono cresciuti nella settimana successiva allo scatto della foto per tornare a zero a metà mese.

Un dato che dimostra un inequivocabile «picco emotivo» in tutti i paesi esaminati ma non un cambiamento profondo o a lungo termine.

La ricerca dimostra anche che i giornali dell’Europa occidentale sono in generale più compassionevoli verso gli immigrati mentre quelli dell’Europa dell’Est (Rep. Ceca, Polonia, Lettonia e Ucraina) sono rimasti generalmente, «negativi, privi di compassione e anti-Ue» con l’unica eccezione della Gazeta Wymborcza in Polonia.

Tra i giornali più costantemente negativi verso gli immigrati a livello europeo spicca il Giornale della famiglia Berlusconi.

Da notare che alla fine del mese, mano a mano che la gestione della crisi passava nei vari organismi politici dell’Unione, in tutte le testate le storie sugli immigrati sono diminuite del 50-80% e sono cresciuti gli articoli eurocritici.