«Il Trinity completerà il disinvestimento di fondi da aziende israeliane che hanno attività nei Territori palestinesi occupati e figurano nella lista nera dell’Onu e si impegnerà a disinvestire da altre aziende israeliane». Dopo cinque giorni di accampamento, la protesta al Trinity College di Dublino contro il massacro a Gaza sembra aver raggiunto il suo obiettivo. Ieri gli studenti hanno cominciato a smantellare pacificamente il proprio presidio, durato cinque giorni e organizzato nel nome del movimento Boycott, Divestment and Sanctions (Bds), la campagna lanciata nel 2005 dalle ong della società civile palestinese e diventata presto una rete globale.

LA PRESTIGIOSA università irlandese ha espresso loro la propria solidarietà «e il nostro orrore per quello che sta succedendo a Gaza» e si impegna a iniziare il processo di disinvestimento già dal mese prossimo. «Aborriamo e condanniamo ogni guerra e ogni violenza comprese le atrocità del sette ottobre, la cattura degli ostaggi e la continua, feroce e sproporzionata offensiva a Gaza. La crisi umanitaria a Gaza e la disumanizzazione del suo popolo è oscena», continua il comunicato dell’università.
L’ateneo ha annunciato inoltre l’organizzazione di una task force comprensiva di rappresentanti degli studenti tra gli scopi della quale figura la discussione di come conservare la libertà accademica «mentre si cerca di meglio comprendere in che modo ci si debba impegnare o meno con stati che violano i diritti umani».

La redazione consiglia:
Studenti pro-Palestina, mano pesante anche all’università di Amsterdam

LA PROTESTA al Trinity è rimasta sempre pacifica, contrariamente a quanto sta succedendo in altre università statunitensi, indiane ed europee, soprattutto negli Stati uniti, dove si è assistito all’intervento di sgombero, spesso violento, da parte della polizia. A questo proposito, Eoin O’Sullivan, uno dei rettori dell’ateneo dublinese, ha ringraziato gli studenti «per il loro impegno», nonostante la loro protesta sia costata al Trinity circa 350mila euro di incassi che la visita al Book of Kells, un antico manoscritto medievale, avrebbe procurato se non fosse stata anch’essa bloccata.

Laszlo Molnarfi, il presidente uscente dell’associazione degli studenti, ha salutato la vittoria del movimento Bds. «Dimostra la forza dei movimenti di base di studenti e docenti in lotta per la giusta causa della liberazione palestinese e la fine della complicità con il genocidio, l’apartheid il colonialismo israeliano».

L’Irlanda, che porta nella carne la cicatrice del dominio coloniale inglese, assieme alla Spagna è l’unico paese europeo apertamente filo-palestinese. Tutta un’altra musica quella suonata in Gran Bretagna, dove oggi i rettori delle massime università si incontreranno oggi a Downing Street per discutere di come far fronte all’aumento dell’antisemitismo e a simili proteste, ormai dilaganti anche nei campus britannici. «Una chiassosa minoranza nei nostri campus sta disturbando e interrompendo le vite e gli studi dei loro colleghi e, in certi casi, propaga atteggiamenti molesti e insulti antisemiti. Tutto questo deve finire», ha detto il premier Rishi Sunak.