Una marcia pacifista per dire no alle guerre e all’escalation della violenza: parte questa mattina dalla comunità Emmaus di Foggia fino all’aeroporto militare di Amendola.

La storica marcia Emmaus -Amendola, alla sua undicesima edizione, è organizzata dal Coordinamento provinciale Capitanata per la pace, dall’Ambasciata di Pace di Foggia e dalla Rete dei Comitati per la pace di Puglia. Aderiscono oltre 80 associazioni pacifiste locali e nazionali, tra cui il Coordinamento No G7, che si sta rinsaldando in vista del prossimo vertice G7 a Fasano.

«Purtroppo, nonostante il carattere pacifico, anche quest’anno come nelle ultime due edizioni, i vertici militari hanno vietato per motivi di ordine pubblico l’arrivo dinanzi all’ingresso dell’Aeroporto militare, luogo che aveva caratterizzato il momento finale delle prime 8 edizioni» spiegano gli organizzatori, che ritengono la decisione del tutto ingiustificata: «Il popolo della pace non può rappresentare un problema di ordine pubblico».

Anche l’amministrazione comunale di Foggia ha espresso perplessità circa il divieto di far concludere la manifestazione dinanzi all’ingresso della Base militare di Amendola, la seconda in Europa per dimensioni. Pienamente integrata nel sistema Nato, ospita i costosissimi F35, potenzialmente armabili con missili a testata nucleare. È inoltre una struttura di comando e controllo dei famigerati droni militari. La Puglia è proiettata verso il Medioriente: con basi militari, poligoni, centri di addestramento ha un ruolo di primo piano nella preparazione dei conflitti e nella formazione dei soldati di tutto il mondo.

Alla marcia partecipano anche studenti e studentesse del Liceo Volta di Foggia, testimonianze dei digiunanti dell’Arca per la pace, che continuano lo sciopero della fame a staffetta. La marcia è stata preceduta da un convegno, svoltosi ieri a Foggia, dove si è parlato dell’impatto ambientale della guerra, dell’importanza del boicottaggio e disinvestimento per fermare i conflitti.

I pacifisti chiedono l’immediato e permanente «cessate il fuoco» in Ucraina e Palestina, lo stop alle forniture belliche, la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, l’assistenza alla popolazione di Gaza e il rifinanziamento dell’Unrwa, il riconoscimento dello Stato di Palestina e la fine dell’occupazione e della violenza in Cisgiordania. Chiedono che l’Onu si attivi con conferenze di Pace per le regioni in guerra e che in Italia sia riconosciuto il diritto di asilo a dissidenti, obiettori di coscienza, disertori che vengono dai paesi in guerra. È inoltre urgente «la ratifica dell’Italia del Trattato Onu di messa al bando delle armi nucleari. Vogliamo che sia difesa la trasparenza sull’export di armi italiane e ci si adoperi per la riconversione dell’industria bellica, che gode attualmente di enormi profitti. Vogliamo che siano dirottate le spese militari a favore della spesa sociale, per la tutela ambientale e per una difesa civile nonviolenta».