È il contrabbassista Luca Garlaschelli (docente al conservatorio Verdi di Milano) a focalizzare l’oggi: in 30 anni il mondo e il lavoro musicale sono radicalmente cambiati; quando ha iniziato la carriera, a fianco di Tony Scott e Max Urbani, sarebbe stato inimmaginabile il jazz in conservatorio, ma la sua domanda chiave è: “Qual è il ruolo dei docenti, nei confronti degli allievi, nel 2024?” Altra questione-esigenza di base la pone il sassofonista Nicola Pisani, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti Jazz e Pop – DjeP-Afam: nel nostro lavoro “ci vuole coscienza politica che in parte è stata persa e sta scomparendo”. Incontro di artisti nostalgici? Teoria pura? Aria fritta? Niente di tutto ciò al 1° Convegno nazionale dei Coordinamenti/Dipartimenti Jazz e Popular Music AFAM (alta formazione artistica e musicale) tenutosi al conservatorio “S.Cecilia” di Roma, organizzato da DJeP (una delle 5 associazioni componenti la Federazione Nazionale Il Jazz Italiano).

SALA GREMITA di docenti (direttori, membri del CNAM, sindacalisti…), 15 interventi tra mattina e pomeriggio (da Paolo Damiani a Roberto Antonello, da Giovanna Cassese ad Ada Montellanico), una discussione gravida di tutte le questioni che hanno portato il jazz e la popular music entrando nell’istituzione musicale per eccellenza e confrontandosi ogni giorno con ostilità culturale, inefficienza, vecchie burocrazie. Impossibile sintetizzare, qualche squarcio illuminante. Come per le università sta diminuendo il valore riconosciuto dello studio in conservatorio; dal 2022 rifunziona il CNAM (Consiglio naz. per l’alta formaz. artistica e musicale) che può giocare un ruolo positivo; problema del reclutamento (con bandi di concorso diversi e commissari senza rimborsi nel ’23-‘24); assenza di parità tra diploma in musica classica e quello in jazz-popular (ricorso pendente al TAR); filiera pre-accademica indefinita (licei musicali) o privata; scarso investimento nella produzione; assenza di riconoscimento per la ricerca artistica; passività politica degli studenti… Ciò non toglie, è parere di vari intervenuti/e, che molto si è ottenuto dialogando e battagliando con i ministeri e gli organi preposti, avendo la visione e la coscienza politica della centralità, anche economica, dell’arte e della necessità di spazi e prospettive per i giovani (e le giovani) che si vanno formando. Un primo, fertile incontro per le tante nuove esigenze. Il mondo è radicalmente cambiato.