Lo sgombero del Cinema Palazzo marca una lunga giornata per Virginia Raggi, e restituisce la misura di quanto la sindaca autoricandidata per le elezioni della prossima primavera e alla ricerca di consensi rischi di finire in balia delle istanze contraddittorie dei suoi primi quattro anni di amministrazione.
Di buon mattino, Raggi affida le sue valutazioni ad un tweet che accomuna la sala strappata al gioco d’azzardo a San Lorenzo al contemporaneo sfratto di una sede di Forza Nuova nei pressi del quartiere San Giovanni. «Ringrazio la prefettura e le forze dell’ordine – scrive Raggi – A Roma le occupazioni abusive non sono tollerate. Torna la legalità». Lo stile del messaggio ricorda la fase del governo gialloverde, quando Raggi cercò di stabilire una linea diretta col Viminale, e col ministro dell’interno Matteo Salvini, per accelerare sugli sgomberi e compilare liste di palazzi da liberare.
Ma la rete ha una memoria, avrebbe detto il Beppe Grillo degli esordi del M5S che evocava le doti taumaturgiche della sfera digitale. E qualche volta è vero. Dunque cominciano a circolare sui social le foto di Virginia Raggi nel corso della campagna elettorale del 2016: da aspirante sindaca si presentò proprio al Cinema Palazzo per partecipare ad un’assemblea aperta ai candidati sulle sorti degli spazi sociali e sull’uso del patrimonio immobiliare del comune di Roma.
Che ci faceva, dunque, Raggi dentro una «occupazione abusiva»? «Forza Nuova e il Palazzo non sono due facce della stessa medaglia, rappresentano storie diametralmente opposte» attacca Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Zingaretti in consiglio regionale. «Il Cinema Palazzo è una esperienza decennale caratterizzata dalla produzione di lodevoli attività culturali e sociali – aggiungo dal Pd romano – Le sue attività sono una risposta al disagio e alla disgregazione sociale. Quella del Cinema Palazzo è una realtà che va difesa e non cancellata, esattamente come la stessa sindaca dichiarò nel 2016 in occasione della sua visita nello spazio sociale». La presidente del municipio II di Roma Francesca Del Bello alla conferenza stampa indetta dal Cinema Palazzo, di fronte alle camionette degli agenti anti-sommossa, testimonia il ruolo svolto dallo spazio nella gestione dell’emergenza alimentare durante il lockdown. Del Bello va oltre la dichiarazione di principio: «Ci hanno dato una mano a distribuire i pacchi alimentari».
Diventa chiaro che Raggi è solo entrata in contraddizione con le sue promesse ma mostra anche di non avere il polso delle reti sociali che si muovono nella città che amministra. È una delle pecche principali di una forza politica che si era presentata come voce dei cittadini e, nel caso di Roma, vendetta delle periferie contro le élite del centro storico.
Se ne accorgono anche i membri della sua giunta. «Il Cinema Palazzo è un luogo di interesse culturale con una forte valenza nella memoria collettiva. Perdere luoghi culturali è una sconfitta», dice l’assessore all’urbanistica Luca Montuori. Che auspica«le giuste interlocuzioni nei luoghi corretti sulle strade possibili per offrire non una serranda chiusa ma uno spazio vivibile e accessibile». Dello stesso tono il messaggio del vicesindaco Luca Bergamo, che considera «una perdita di ricchezza per la comunità non essere riusciti a trovare una soluzione che rispettasse i diritti della proprietà e consentisse allo stesso tempo la continuazione dell’esperienza e delle attività in quel territorio, nel rispetto delle regole».
A questo punto Raggi è costretta a rimangiarsi le parole: torna su Facebook per divulgare un testo insolitamente articolato, col quale sostiene che Forza Nuova e Cinema Palazzo «non sono neanche lontanamente paragonabili, perché una è violento e fascista e l’altro è aperto e solidale». Poi annuncia, tardivamente, che sullo spazio verrà aperto un tavolo di confronto.