La salma di un 28enne tunisino è stata ritrovata ieri alla foce del fiume Naro, in provincia di Agrigento. Il ragazzo si trovava a bordo della nave Moby Zazà, dove stava trascorrendo la quarantena insieme ad altre 110 persone sbarcate autonomamente sulle coste italiane. L’imbarcazione è in rada Porto Empedocle, a 5 miglia dal luogo del ritrovamento.

La procura di Agrigento ha aperto un’indagine. Al momento non ci sono conferme sulla dinamica dei fatti. Si sa solo che tra lunedì e martedì il mare era molto agitato, elemento che rende difficile pensare a un tentativo di raggiungere la riva a nuoto, e che il ragazzo indossava il giubbotto di salvataggio.

«A prescindere dalla dinamica, questa tragedia rende chiaro che non è possibile tenere le persone così. Con la fine del lockdown completo è ora di ripristinare garanzie minime e diritti. Ora si facciano sbarcare tutti gli altri» ha affermato Erasmo Palazzotto, deputato di LeU.

Poche ore prima della tragedia era stata pubblicata un’interpellanza parlamentare presentata la settimana scorsa da Riccardo Magi (+Europa) che riguarda proprio la vicenda della quarantena sulle navi. L’onorevole chiede chiarimenti sulle procedure di sicurezza attivate per queste situazioni molto complesse e sul perché non sia permesso alle persone salvate o sbarcate autonomamente di trascorrere a terra il periodo di isolamento, in modo da ridurre la spesa di denaro pubblico e aumentare la sicurezza dei migranti.

«La prassi della quarantena a bordo di imbarcazioni viola la legge italiana e le normative internazionali – sostiene Maggi – Ci sono procedure di accoglienza da rispettare. È una tragedia annunciata di cui vanno chiarite le dinamiche. L’emergenza sanitaria non sia un alibi per mettere a rischio vite umane».