Perché è necessario prorogare il blocco degli sfratti?

È in corso un’emergenza sanitaria e non sappiamo come evolverà. Pensare di mettere le famiglie per strada senza alcuna alternativa è una follia. I proprietari che hanno sentenza esecutiva hanno diritto a rientrare in possesso della casa, ma c’è prima una questione sociale: i comuni non possono assistere gli sfrattati con un passaggio da casa a casa o altri meccanismi. Gli sfratti aggraverebbero anche la situazione sanitaria. Adesso la proroga deve essere usata per definire un piano nazionale pluriennale di edilizia residenziale pubblica finanziato dal Recovery Fund e dai 970 milioni di euro ex Gescal ancora inutilizzati. Altrimenti tra sei mesi saremo da punto a capo.

Confedilizia ha parlato di «una decisione da irresponsabili, dovuta anche a sindacati degli inquilini interessati all’ideologia». Ce l’ha con voi.

Ideologia è quella liberista per cui le persone non contano nulla e possono essere sfrattate durante il Covid-19, rischiando di prendere il virus insieme a ufficiali giudiziari e forze dell’ordine. Confedilizia non fa nessuna proposta alternativa: chiede solo sfratti. Li avrebbe fatti anche tra marzo e dicembre.

La pandemia come sta impattando su chi vive in affitto?

Ci sono dati terribili per quanto riguarda la richiesta dei contributi affitto. Almeno 600mila inquilini hanno chiesto da marzo a oggi questo sostegno. 65mila famiglie in Campania, 85mila nel Lazio, 18mila in Veneto, 17mila solo a Milano. Le richieste sono triplicate. Tra questo e i buoni spesa abbiamo un’idea dell’impoverimento generale scaturito dalla pandemia. La povertà non è un’invenzione, come pensa Confedilizia.

Le misure del governo sono all’altezza?

La situazione attuale è figlia di politiche liberiste di lungo corso: poche case popolari e scarsi aiuti all’affitto. È positivo che questo governo abbia aumentato i fondi per contributo affitto e morosità incolpevole. Il problema è quali politiche abitative pubbliche adottiamo. Il Recovery Fund è un possibile strumento per interventi strutturali senza consumo di suolo, per valorizzare socialmente ciò che è abbandonato, aumentare la disponibilità di case popolari e rispondere alle 650mila famiglie in graduatoria e agli sfrattati. I comuni sono terrorizzati dalla massa di sfratti che potrebbero arrivare: non hanno strumenti, anche per colpa loro. Non dobbiamo usare i soldi in arrivo per politiche tampone, ma per interventi strutturali.