C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico in Commissione affari costituzionali del senato, impegnata nell’esame degli emendamenti al disegno di legge sul premierato. Ad incalzare il governo – a ministra Casellati – non sono state ieri le opposizioni, bensì Forza Italia e la Lega, per di più su un elemento delicato: la legge elettorale. Con motivazioni diverse, e forti, Adriano Paroli, vicepresidente di Fi, e Paolo Tosato, vicepresidente leghista della Commissione, hanno invitato la ministra a far conoscere la legge elettorale che intende accoppiare alla sua riforma sul premierato elettivo. La richiesta, avanzata nella seduta del mattino, è stata riproposta nel pomeriggio dalle opposizioni, ma l’interessata Maria Elisabetta Casellati ha riposto negativamente, e anche questo è qualcosa di nuovo e antico.

Le sollecitazioni di Paroli e Tosato sono state occasionate da un intervento di Dario Parrini, Pd. Questi ha sostenuto che la maggioranza intende esautorare il parlamento attraverso il combinato disposto di premierato elettivo e legge elettorale con liste bloccate. Paroli ha quindi affermato di essere favorevole alle preferenze, ma soprattutto si è rivolta alla ministra con un ragionamento ineccepibile: «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di approvare le riforme costituzionali con il più ampio consenso possibile. Se, dunque, per le opposizioni il tema della legge elettorale è dirimente per un accordo sul premierato, allora può essere giusto aprire un tavolo di confronto». Quindi Casellati tiri fuori dal cassetto la legge elettorale per lo meno per provare a smuovere le opposizioni dal loro “niet” al premierato. Poi è chiaro che il suo elogio della preferenza è stato un parlare a suocera perché nuora intenda. Fi, dopo il primo congresso post-berlusconiano è diventato un partito con una competition interna, e tra gli azzurri ci sono parlamentari che gradirebbero la preferenza perché più radicati sul territorio. Magari come il bresciano Paroli, e forse non proprio come Casellati, eletta in Basilicata. Evangelicamente, chi ha orecchi da intendere, intenda.

Ancora più tranchant Tosato, il quale ha detto che la priorità è la governabilità. «L’esperienza mi ha insegnato – ha spiegato – che per rendere più efficace la governabilità è utile il premio di maggioranza. Se c’è una maggioranza parlamentare è facile trovare il premier». Come dire, che basterebbe una buona legge elettorale per risolvere i problemi: esattamente la posizione delle opposizioni. Non pago Tosato si è poi domandato come giungere al premio di maggioranza che assicuri la governabilità: «Come è ovvio – ha osservato – un eventuale ballottaggio in cui le due coalizioni arrivate prima e seconda possano contendersi il premio che assicuri la maggioranza. Poi ci possono essere preferenze o listini bloccati». E infine l’esplicita richiesta a Casellati che «possa emergere la legge elettorale che è un elemento rilevante, non è un corollario».

Nella seduta pomeridiana hanno rilanciato le richieste il Pd, con Parrini e Giorgis, Avs, con De Cristofaro, e M5s con Maiorino. «È evidente – ha detto quest’ultima – che non ci sono idee chiare sulla legge elettorale, la maggioranza non ha proprio idea di quale possa essere». Al termine della seduta Casellati ha detto ai cronisti presenti che «sta studiando» la legge elettorale e che essa arriverà solo alla fine della prima lettura di camera e senato della riforma costituzionale, quando quest’ultima avrà un testo definitivo. Una risposta evasiva che nasconde in modo un po’ maldestro le difficoltà tecniche, che stanno facendo impazzire gli sherpa del Ministero alle prese con il numero di schede, una, due, o tre, e con il voto disgiunto.