Il senatore Gregorio De Falco (Gruppo misto) ha depositato un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Salute Roberto Speranza (LeU) per chiedere «quali siano le basi giuridico normative che possano ragionevolmente consentire all’Usmaf [Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, nda] di adottare le decisioni discriminatorie» delle quarantene riservate esclusivamente agli equipaggi delle navi Ong.

Il caso delle misure di isolamento sanitario disposte in maniera selettiva è stato denunciato da il manifesto. Il 26 febbraio scorso nell’inchiesta «Covid, quarantene mirate per fermare le navi delle Ong» abbiamo ricostruito il diverso trattamento tra le navi umanitarie e quelle commerciali che avevano salvato dei migranti e mostrato come le deroghe previste a livello normativo per «equipaggi e personale viaggiante» venivano disapplicate soltanto rispetto alle organizzazioni non governative del Mediterraneo.

Il 6 maggio, poi, con l’articolo «Le misure anti Covid diminuiscono per tutti, tranne per le navi delle Ong» abbiamo messo in luce un ulteriore paradosso relativo all’ultima missione della Sea-Watch 4: i naufraghi sono finiti in quarantena per 10 giorni, mentre l’equipaggio per due settimane. Questo termine è rimasto in vigore solo per il personale di bordo delle navi umanitarie, dal momento che l’ordinanza del ministero della Salute del 16 aprile ha ridotto le quarantene a un massimo di 10 giorni. Senza dimenticare che tutti i 484 tamponi effettuati sulla Sea-Watch 4, tra migranti ed equipaggio, erano risultati negativi.

Nell’interrogazione De Falco afferma che «la misura discriminatoria disposta dall’Usmaf non trova fondamento in ragioni di carattere sanitario, ma sembra rientrare in una strategia di costante ostacolo alle attività meritorie delle navi umanitarie gestite da Ong, strategia che si basa, dalla fine del governo Conte 1, sulla quarantena e sui fermi amministrativi».

Parole dure che nel testo sono combinate con i numeri delle oltre 500 vittime registrate nel 2021 lungo la rotta mediterranea centrale e l’impennata al 3,6% del tasso di letalità rispetto alle partenze totali durante lo stesso periodo di tempo. «La morte usata di fatto come strumento di deterrenza è qualcosa di terribile che fa venire i brividi», ha commentato il senatore.

Sulla questione delle quarantene selettive si sono mosse il mese scorso anche le Ong. Il 2 aprile Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms, Sea-Watch e Sos Mediterranée hanno scritto ai dottori Giovanni Rezza (direzione generale delle prevenzione sanitaria del ministero della Salute), Mauro Dionisio (direttore del coordinamento tecnico Usmaf-Sasn) e Ulrico Angeloni (direttore sanitario nazionale Croce Rossa Italiana) per chiedere un incontro sulle misure anti-Covid relative al personale delle navi.

«Alla luce della necessità di continuare a svolgere ininterrottamente la nostra attività di soccorso in mare e di rispettare al contempo le misure preventive che siano ritenute idonee e applicabili per la salvaguardia della salute pubblica, riteniamo fondamentale concordare con voi delle linee guida», si legge nella lettera. Fino ad oggi, però, non ha avuto nessuna risposta.