Senza tema di sbagliare, il bluesman licenzia un disco ancora più scarnificato ed essenziale del precedente. È importante considerare un punto rilevante, ovvero che l’Hill Country Blues di cui è massimo rappresentante, adotta volutamente una ridotta serie di soluzioni sonore. Il suono ossessivo e ipnotico pregiudica la possibilità di varianti espressive.

Ne consegue che si deve essere saldamente convinti della propria scrittura musicale, per evitare di ripetere quanto già fatto in passato.

Cedric Burnside è in un momento aureo dal punto di vista compositivo e risolta la questione standard che propone con una maestria ed un’emotività meravigliosa (le acustiche Shake Em On Down e You Gotta Move, l’elettrica Po Black Mattie), è magistrale nella stesura di nuove canzoni.

Per mettere in luce le capacità autorali si fa accompagnare da due ottimi session men aggiunti nella formazione (l’armonicista Patrick Williams e il batterista Artemas Lesueur) e da un sodale fraterno come Luther Dickinson, presente in veste di produttore, chitarrista e bassista. Hit autentica da dancefloor è Hill Country Love, notevoli le cavalcate elettriche di Coming Real To Ya e Love You Music, emozionanti le liriche di Closer.