La scorsa settimana ha fatto il giro del mondo il video del premier albanese Edi Rama che spintona senza complimenti la reporter Ambrozia Meta, che sovrasta di 50 cm buoni. L’aggressione alla cronista dell’emittente Syri TV, condannata da molteplici associazioni per la tutela dei giornalisti, è avvenuta mentre Meta incalzava il primo ministro sulla costruzione di un villaggio turistico annunciata per Sazan. Il progetto di resort d’alto bordo, sull’isola nello stretto di Otranto, è frutto di un accordo fra il governo di Rama e la Affinity Partners, la holding immobiliare di Jared Kushner, genero di Donald Trump. La società di Miami avrebbe in programma investimenti nei Balcani per oltre un miliardo di dollari, che, a detta della società, puntano a trasformare i settori turistici ed immobiliari nel mediterraneo sudorientale.

META AVEVA avuto l’ardire di pressare Rama sui dettagli dell’accordo e chiedere conto di precedenti operazioni immobiliari del governo sulla nascente riviera albanese come quella dall’esito incerto in corso a Durazzo, vicino Tirana. A Sazan, ex base militare, ora area naturale protetta, la Affinity prevede di edificare un eco-resort di lusso con appartamenti e bungalow che si arrampicheranno sulla ripida costiera, gestite dalla multinazionale dell’ospitalità, Aman. «L’opportunità di sviluppare 5 km di costa su 600 ettari di isola nel cuore del Mediterraneo, è unica», ha dichiarato Kushner al New York Post. «L’acqua è cristallina, come alle Maldive».

Ma la monetizzazione delle intonse coste albanesi come nuove Maldive non è l’unica opportunità che Kushner, marito di Ivanka Trump e già consigliere speciale nell’amministrazione del suocero, ritiene interessante nella regione. Sempre la scorsa settimana è stato rivelato il progetto di trasformare l’edificio dell’ex ministero della difesa jugoslavo a Belgrado in un complesso alberghiero e residenziale di lusso. Il sito nella capitale serba è in rovina da quando fu bombardato nel 1999, durante la campagna Nato. Ora Kushner ha ottenuto dal governo serbo un contratto di gestione del sito a titolo gratuito con diritti di sfruttamento per 99 anni.

LA RICONVERSIONE a reddito di immobili fatiscenti è dopotutto una tradizione di famiglia per il giovane delfino di una dinastia immobiliare fondata dal padre, Charles Kushner, la cui fortuna si fonda inizialmente sull’affitto di appartamenti in New Jersey (ed una reputazione per gli sfratti di inquilini inadempienti). Nel 1985 gli immobili di proprietà Kushner erano 4000; nel 1999 erano giunti a 10000 unità. A parte un contrattempo che ha visto il padre scontare una pena di due anni per evasione fiscale e intimidazione di testimone (per scoraggiare il proprio cognato dal collaborare con la giustizia, aveva pagato una prostituta per adescarlo, filmato l’incontro e spedito il video alla sorella). Ebreo ortodosso di origini polacche, il padre è stato mecenate in America ed Israele (e amico di Benjamin Netanyahu che è stato ospite nella casa di famiglia). La sua munificenza si è estesa ad Harvard (donazione di 2,5 milioni di dollari nel 1988 – l’anno prima della maturità di Jared che finirà per essere accettato proprio dal prestigioso ateneo, malgrado voti al di sotto dello standard).

DIVENTATI fra i maggiori proprietari del New Jersey, i Kushner passeranno ad operare a New York, territorio anche di Donald Trump, la cui figlia Ivanka Jared sposerà nel 2009, siglando il sodalizio fra le due dinastie immobiliari. Il salto di qualità è l’acquisto, nel 2007, del grattacielo al 666 della 5° strada al prezzo di 1,8 miliardi di dollari. Sfortunatamente per la Kushner Companies, è un’operazione conclusa all’apice della bolla immobiliare. Quando questa esplode l’anno successivo, il 666 si converte in un macigno di debito che innesca una frenetica ricerca di investitori esterni in Europa, Corea, Cina e Medio Oriente. L’infusione di fondi necessari ad evitare un crack arriverà infine nel 2018, quando il giovane Kushner è, nel frattempo, passato ad essere consigliere del suocero/presidente, incaricato specificamente di affari mediorientali (lavorerà agli accordi di Abramo fra Israele ed alcuni stati del Golfo). Il nuovo partner della Kushner Inc. è la Brookfield Property Partners, di cui è a sua volta un principale investitore il fondo sovrano del Qatar. L’affare è siglato poco dopo una visita del sovrano del Qatar alla Casa bianca, anche se nessuno ha mai dimostrato che Jared Kushner abbia utilizzato la propria influenza politica per favorirlo.

È INVECE ben documentato che, una volta lasciata la Casa bianca nel 2020, la Affinity di Kushner riceverà investimenti per 2 miliardi di dollari (su 3 miliardi e rotti di capitalizzazione complessiva), stavolta dall’Arabia Saudita di Mohammed Bin Salman, con cui, durante l’amministrazione Trump, è nata un’amicizia apparentemente proficua. bin Salman è coetaneo di Jared ed entrambi sono rampolli di dinastie dove la commistione di affari di stato e di famiglia sembra essere la norma. E dove enormi somme di denaro spingono a volte verso al megalomania (attuale progetto del cuore di bin Salman è la costruzione di Neom, una città-divertimentificio di lusso lunga 170 km nel deserto saudita al costo di 500 miliardi di dollari).

È IL MONDO rarefatto delle oligarchie transazionali dove flussi di capitale e potere possono indurre deliri di onnipotenza. A Jared Kushner è successo a febbraio, quando, ad un convegno ad Harvard, ha definito la martoriata striscia di Gaza uno spreco di località fronte mare, potenzialmente pregiatissima. Se fosse ripulita per bene, ha dichiarato l’imprenditore, quel litorale avrebbe un fantastico potenziale di sviluppo. Oltre alla rimozione delle macerie e dei cadaveri, ha spiegato, se dipendesse da lui, cercherebbe innanzitutto un accordo per sistemare gli attuali abitanti in Egitto. Ma ci sono anche altre soluzioni: «Io userei i bulldozer per spianare qualche posto nel (deserto del) Negev». Rimuovere i sopravvissuti sarebbe «una buona opzione per finire il lavoro», ha aggiunto, usando la frase cara a Netanyahu. «I lotti con vista mare potrebbero essere altamente pregiati», ha continuato l’ex inviato di Trump in Medio Oriente, che ha anche valutato che Israele «ha fatto più di tanti altri paesi per proteggere le vite dei civili». Sarebbe bastato, ha concluso, «investire in migliorie, invece che scavare tutti quei tunnel».

LA DISCUSSIONE degli attuali crimini di guerra in un’ottica di investimenti immobiliari è parsa ben sintetizzare l’ethos trumpiano, in cui il sincretismo fra egemonia e capitale rinuncia ad ogni dissimulazione – non a caso il testamento politico autobiografico di Trump si intitola L’arte di fare affari. È la cifra delle imperanti plutocrazie autoritarie e di una versione capitalista che da Silicon Valley ha adottato la concezione “darwinista estrema” che anima tecno magnati come Elon Musk (anche lui con interesse nella «ricostruzione» di Gaza, espresso direttamente a Netanyahu, una volta terminata la «bonifica»).

Gli affari del giovane Jared prefigurano anche la cifra di un’ipotetica nuova amministrazione Trump, probabile fautrice una governance che, come accade già a Mosca o a Riyadh, promette di essere sempre più sovrapposta agli affari di famiglia e di una imperante oligarchia. Tornando a quelli europei, i progetti immobiliari in Serbia ed Albania nascono nella fattispecie dall’interessamento di Richard Grenell, una vecchia conoscenza del clan Trump. All’epoca era stato nominato ambasciatore in Germania da Trump, e successivamente inviato diplomatico nei Balcani. Come diplomatico Usa, Grenell a Belgrado ha promosso investimenti americani. Oggi da privato – e socio di Kushner – ha potuto ricorrere ai suoi contatti politici per concretizzare la riqualifica del ministero bombardato dalla Nato. Né può esserci dubbio sul trattamento di favore riservato da alcuni governi al genero dell’ex – e potenzialmente futuro – presidente degli Stati uniti, benché Kushner neghi che il suocero sia al corrente degli affari. Si da comunque il caso che, nell’ultimo anno di presidenza Trump, una visita alla Casa bianca del presidente Serbo, Aleksandar Vucic, sia stata organizzata proprio da Grenell.