Un connubio artistico – e privato – che si fa forza di quarant’anni di album, progetti speciali, concerti. Lei come vocalist e interprete che tutti conoscono dai tempi della prima esperienza con i Matia Bazar e poi da sola, e lui come produttore e arrangiatore tra i più stimati della scena italiana. Certo è che Antonella Ruggiero e Roberto Colombo hanno voluto unire ‘il nome in ditta’ solo in due occasioni: Pomodoro genetico nel 2008 e ora in questo Altrevie, dischi non a caso accomunati da un’ansia di sperimentazione palpabile.

Ma se il primo lavoro era un viaggio sonoro di materiali originali, qui si tratta di una vera e propria scomposizione di un album – per l’esattezza il primo di Antonella Ruggiero – che nel 1996 tornava al mondo della musica dopo sette anni di pausa dalla fuoriuscita dai Matia Bazar. Libera – titolo mai così azzeccato – era un disco in cui metteva tutta la sua passione per l’oriente, gli arabeschi vocali e l’inclinazione pop elettronica.

Altrevie è in sostanza una ricerca artistica a più voci, che si sviluppa nei suoni, nella carta e su web.

La ricerca – come spiega Colombo – si è concentrata sulla manipolazione della voce di Antonella scomposta da Libera, ricreandola con una lingua immaginaria: «Una volta separate le 12 tracce vocali originali dalla parte strumentale, queste sono state riprodotte al contrario con la tecnica del “reverse” utilizzata fin dagli anni ’60 a cominciare dagli stessi Beatles per arrivare ad altri gruppi come i Byrds, i Jefferson Airplane fino a Jimi Hendrix, influenzando notevolmente il filone del rock psichedelico di quei tempi. La tecnica consisteva nel registrare normalmente le voci o gli strumenti sul nastro magnetico che successivamente veniva trasferito su vinile facendolo girare al contrario là dove serviva.

L’effetto ottenuto era estremamente innovativo e straniante. Chiaramente tutto il processo era analogico ma oggi digitalmente si può fare esattamente la stessa cosa. Dopo aver selezionato i fonemi più significativi e aver costruito nuove linee melodiche insieme ad Antonella, ho sviluppato nuove armonizzazioni discostandomi totalmente dal materiale originale tratto dall’album Libera».

IL RISULTATO sono quindi dodici composizioni ex novo, di fatto è nuovo materiale melodico. La voce al centro, perché quella di Antonella incanta sia per tecnica che per l’espressività dimostrata nel corso del tempo e attraverso una discografia estesa e che ritorna talvolta anche nelle esplosive interpretazioni dei tempi dei Matia Bazar.

In questi mesi Ti sento – un classico del gruppo – è tornato in classifica grazie a un originale remix che ha aggiunto ritmiche dance, ad opera di un mago della consolle come Bob Sinclair: «Certo un’operazione commerciale – sottolinea Ruggiero – il pezzo è stato un po’ rielaborato anche se non troppo e ne sono state accentuate le componenti dance. Ma sono contenta del risultato perché lo ha fatto riscoprire alle nuove generazioni».

La tecnica di riproduzione al contrario che caratterizza Altrevie arriva – come si è detto – dritta dritta dai 60 e dai 70, ora le tecnologie permettono questo e altro ma si è persa forse la voglia di sperimentare di quegli anni: «La scena si è un po’ addormentata – confessa Colombo – certo c’è un innalzamento complessivo delle produzioni discografiche, ma è la proposta musicale che si è omologata, standardizzata. Poi ci sono le eccezioni ovviamente, ad esempio c’è tutta una scena nordica con delle idee interessanti».

Voci scomposte e rigenerate, alchimie elettroniche e nuovi suoni

LA CARRIERA di Antonella Ruggiero – dopo un iniziale percorso con una major, la Universal, si è indirizzata verso una autoproduzione e distribuzione che sicuramente dà garanzia di libertà artistica ma che forse penalizza nei grandi numeri: «Io non ho mai ricevuto nessun rifiuto – spiega Antonella – perché non mi sono mai proposta a qualcosa che non fosse esattamente quello che ho e quello che voglio. Non voglio più rientrare nei meccanismi della grande industria: io da ormai molti anni lavoro su cose che mi interessano con un atteggiamento altamente artigianale».

Non rinnega il passato: «Assolutamente no. Ho vissuto quegli anni, li ho apprezzati e me sono andata quando ho capito che stava diventando routine, mi sono fermata per riprendere poi esattamente così come intendevo. Per me la musica è totale libertà». Per citare De Andrè, un cammino in ‘direzione ostinata e contraria.

“Amavo molto la scena dark. Se ascolto ora le prime cose non mi riconosco, l’esperienza ti porta a cantare e agire in maniera diversa”

UN PASSATO (ri)vissuto in modalità diversa, dalle Registrazioni moderne che nel 1997 la vedevano affiancarsi alla nuova scena pop rock italiana, al disco del 2016 – La vita imprevedibile delle canzoni – pubblicato con il maestro Andrea Bacchetti, una raccolta pianoforte e voce in cui rileggeva i successi con i Matia Bazar e i suoi brani da solista: «È stato un modo per nobilitare quei pezzi, anche grazie agli arrangiamenti di Stefano Barzanò, portandoli all’essenziale ed esaltando quindi la melodia».

Tre anni fa la decisione di mettere a disposizione del pubblico in streaming e in download i 27 album realizzati per un totale di 372 canzoni, dopo aver rifiutato per molto tempo l’opzione digitale: «Un ruolo importante è stata la pandemia, tante persone mi scrivevano di non riuscire a trovare quel dato brano. Così ci siamo detti: apriamo la finestra, apriamo il portone e mettiamo fuori tutto».

La voce di Antonella Ruggiero rielaborata è il centro di Altrevie, ma si esalta anche in molti altri frangenti: «È un dono naturale, io in realtà avrei voluto lavorare come grafica, ma poi mi sono imbarcata con i Matia in questi grande impresa e per quattordici anni ho girato il mondo, inciso dischi. Io non avrei mai fatto concorsi, non mi sarei mai posta davanti a una giuria. Salivo sul palco e mi giudicavo sera per sera, se io ascolto ora le registrazioni dei concerti iniziali o dei primi dischi, non mi riconosco. Sì, andavo su con le note, ma c’era immaturità. L’esperienza ti porta poi a cantare, agire e realizzare cose che prima non sarebbe stato possibile fare».

I MATIA decidono dopo un periodo di successi pop, di dare una svolta elettronica: «A un certo punto quasi tutti i componenti del gruppo sentivano l’esigenza di mettere un punto rispetto a quello che avevamo fatto fino ad allora con questo pop molto molto familiare, famoso accattivante eccetera. Io amavo molto la scena dark, ascoltavo Bauhaus, Ultravox e soprattutto i meravigliosi Kraftwerk. Con l’etichetta non abbiamo avuto problemi, ma avevamo l’esigenza di scegliere un produttore che sapesse coniugare l’elettronica al nostro stile e fu chiamato appunto Roberto…».

Altrevie non è solo un album, ma anche un sito web e un progetto grafico: «Abbiamo collaborato – spiega Antonella – con Libri Finti clandestini, un collettivo che si occupa di arte. Io provengo dal mondo della grafica, una passione che non mi ha mai abbandonato. Ho sempre raccolto tra le altre cose libri che vanno dalla fine dell’Ottocento sino alla seconda guerra mondiale dedicati all’infanzia e all’adolescenza. Quindi ci sono disegni colori, suggestioni che solo da quei periodi possono arrivare. Ho dato 110 volumi al collettivo, ne hanno tratto delle immagini che hanno poi illustrato il libretto del cd. La cosa bella è stata che io della mia generazione e loro che saranno intorno ai trent’anni, ci siamo trovati in perfetta sintonia sui gusti sulle scelte e sulle modalità. Questo significa che il tempo o l’età anagrafica non significa nulla, quando i gusti umani e filosofici alla fine collimano. Si azzera tutto, si azzera il tempo e siamo come un’unica mente che si applica su un progetto. Tutto questo traspare chiaramente nel sito dove presentiamo il disco».