Nel luglio scorso il manifesto ha ospitato un corposo inserto redatto dalla appena costituita Task Force «Natura e Lavoro»: un gruppo di scienziati e professionisti di alto livello.

Scienziati e professionisti che si sono dati il compito di suggerire ad associazioni e movimenti alcuni elementi di analisi e progetti adeguati all’obbiettivo di una seria, e indispensabile, ripresa del paese coerente con l’European Green Deal.

Concrete indicazioni, dunque, perché i consistenti fondi allocati in questo momento dalla Unione europea non vengano dispersi o, peggio, utilizzati per riavviare un modello di sviluppo ormai riconosciuto insostenibile.

È ora – distribuito sulle principali piattaforme on line dalla manifestolibri – un e-book di 170 pagine che raccoglie e approfondisce il materiale contenuto in quell’inserto e speriamo il libretto venga usato dai tanti che stanno battendosi per le finalità che vi sono indicate.

Come avevamo detto allora l’obiettivo prioritario che la Task Force si è dato è di indicare quali settori produttivi richiederanno assunzioni, indispensabili per compensare i tagli che sarà necessario operare in quelli di produzioni nocive.

Pesante è infatti il ricatto che oggi pesa su moltissimi lavoratori, e sui sindacati che li rappresentano, spesso spinti a resistere all’attuazione di nuovi progetti che non prendono in conto la riduzione di occupazione che nell’immediato producono. L’accelerazione del dissesto ambientale – basta aprire la Tv per rendersene conto – ci dice che non c’è molto tempo per correre ai ripari.

È certo che per innescare nuovi settori occupazionali in grado di garantire il rispetto dell’ambiente serve almeno inizialmente un intervento pubblico ed è per questo, del resto,che l’Unione europea ha predisposto il Recovery Found.

Ma questo danaro non deve alimentare un’altra inutile voce di spesa pubblica. Deve costituire un investimento che produce risparmio. E sarà necessario un progetto pubblico perché sappiamo bene che il mercato lasciato a sé stesso non è in grado di contabilizzare i danni che un investimento potrebbe produrre nel lungo periodo, ma solo il profitto immediato.

Giustamente ancora una volta la presidente della Commissione dell’Unione europea Ursula van der Leyen, che su questo punto almeno si rivela molto meglio di come potevamo immaginare, è tornata nei giorni scorsi a ricordare l’urgenza di un approccio coordinato e complessivo per far fonte in modo adeguato alla catastrofe ecologica che ci minaccia.

Qualcosa di molto diverso dai 500 progettini scombinati che sono stati presentati: non una cabina di regia complessiva, non organismi di controllo per impedire l’uso abusivo delle risorse, strettamente vincolato a precisi obbiettivi, non certo al taglio delle tasse e allo sblocco di qualsiasi cantiere.

Siamo tutti chiamati a fare qualcosa per salvare la Terra, il nostro ecosistema e la salute degli umani che ci vivono, i quali – come ha sacrosantamente ricordato papa Francesco – in una Terra ammalata non possono che ammalarsi anche loro.

Vi chiediamo di raccogliere l’appello e speriamo che il nostro e-book possa aiutarvi.

Luciana Castellina ha scritto a nome della Task force «Natura e Lavoro»