Dopo sono arrivate le polemiche. Prima le Rolls Royce, la musica del film il Padrino, i manifesti «Vittorio Re di Roma» e «hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso», la carrozza nera con il tiro da sei, perfino un elicottero che ha fatto cadere sulla folla piangente una pioggia di petali di rosa. Sono stati tutto questo e anche di più funerali di Vittorio Casamonica, 65 anni, uno dei boss ma non l’unico della famiglia che dagli anni Settanta compare in tutte le storie di malavita romana, dal racket dell’usura ai rapporti con la ’ndrangheta alla banda della Magliana fino ad arrivare alle indagini di mafia capitale, nelle quali il defunto era coinvolto. E ieri mattina per qualche ora il Tuscolano, quartiere semi periferico a sud est, è diventato il cuore di questa mafia capitale, a tal punto da far scoppiare le polemiche politiche. Dopo.
Ha cominciato il commissario del Pd romano Matteo Orfini, che giusto poco prima aveva preso l’iniziativa di far costituire il partito che ha diversi suoi dirigenti alla sbarra «parte civile» nel processone per la connection Buzzi-Carminati – si vedrà cosa ne pensa la procura. «Mai più. Roma non può essere sfregiata da chi la vorrebbe far diventare un set del Padrino», ha twittato. E poi a ruota l’imbarazzo di diversi esponenti del Pd, fino alla presidente della commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi: «Non è accettabile, preoccupa in ogni caso il clima di consenso che ha accompagnato una simile messa in scena». Dopo un po’ il prefetto Franco Gabrielli si è sentito in dovere di intervenire, ma solo per dire che «la prefettura non ne aveva contezza. Cercheremo di capire, al di là dei clamori, eventuali responsabilità».
A quel punto immagini e video del funeralone erano già diventate padrone della chiacchiera sui social network, ed è toccato anche all’amministrazione cittadina intervenire. Prima il vice sindaco, da poco in carica e di guardia nel mese estivo, Marco Causi: «È la dimostrazione più lampante che nella capitale la mafia esiste. Molti che hanno ritenuto marginali e modesti gli episodi venuti alla luce dovranno ricredersi, e anche abbastanza velocemente». Poi direttamente il sindaco Ignazio Marino, dalle ferie: «Ho chiamato il Prefetto perché siano accertati i fatti con il dovuto rigore. È intollerabile che i funerali siano strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi».
Nella polemica anche il vicariato romano, tantopiù che in quella stessa chiesa ai margini di Cinecittà dovevano essere celebrati i funerali di Piergiorgio Welby, il militante radicale che dopo lunga malattia aveva scelto il suicidio assistito, ma allora la chiesa rigidissima e negò le esequie religiose. «Non sapevo fosse un boss, me ne avevano parlato come di un cattolico praticante», ha detto il parroco che ha celebrato messa. Qualcosa di più dichiarano dall’ufficio del cardinale vicario: «Capiamo che tra i fedeli si possa registrare un sentimento giustificato di sconcerto, di turbamento, di imbarazzo che, inutile nasconderlo, è anche nostro».