«Se governo e Federmeccanica fanno finta di non vederci, noi siamo pronti a mobilitttarci». Francesca Re David lo aveva già anticipato nell’intervista delle vigilia al manifesto, sulle 170 crisi irrisolte, sull’automotive su cui la Fiom «non sa più come chiedere un tavolo al governo», nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale in cui le imprese dicono di volerci arrivare ma chiedono lo sconto per il Covid e pensano a gestire le aperture ad agosto a livello aziendale, i metalmeccanici sono pronti a tornare in piazza. «Vogliamo tavoli di settore sugli asset strategici, il blocco dei licenziamenti e ammortizzatori sociali rinnovati e universali che sostengano l’occupazione, la formazione e la riduzione degli orari», spiega nel comizio di apertura, esortando governo e parlamento a «un rinnovato intervento pubblico in economia per dare risposte concrete ai lavoratori e per dare prospettiva all’industria metalmeccanica nel rispetto di vincoli sociali e ambientali».
Sulla stessa linea anche Roco Palombella che oramai somma la carica di leader Uilm ad un ruolo sempre più pesante nella Uil che ieri ha presentato la staffetta fra Carmelo Barbagallo e un combattivo Pierpaolo Bombardieri («A Bonomi proponiamo un patto per il Paese, ma se insiste a spiegarci che è contro il contratto nazionale, che non è per il rinnovo dei contratti, gli risponderemo per le rime»). «Oggi è una giornata storica – ha dichiarato Palombella – è arrivato il momento di riprenderci i nostri luoghi e le nostre piazze, rispettando tutte le misure di sicurezza, perché sono in pericolo diritti fondamentali come la democrazia, il lavoro e la libertà. Il governo deve ascoltare il nostro grido di allarme – continua – vogliamo parlare del rilancio dei settori industriali in seria difficoltà, della regolazione dello strapotere delle multinazionali, degli aumenti salariali per far riprendere i consumi. Anche Federmeccanica – aggiunge – deve sapere che il tempo è abbondantemente scaduto, altrimenti ci rivedremo in piazza più arrabbiati e numerosi di prima».
Fim, Fiom e Uilm bocciano poi in pieno l’idea di incentivare le aziende a non utilizzare la cassa integrazione in cambio di una robusta defiscalizzazione del costo dei lavoratori. Idea alla quale starebbero lavorando il premier Giuseppe Conte con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e che il presidente del Consiglio avrebbe esposto ieri sera anche al numero uno dell’Inps Pasquale Tridico. «Sono due provvedimenti che non possono essere in alternativa in questo momento», taglia corto il leader della Fiom, Francesca Re David. «Se hanno queste idee innovative – è il ragionamento ironico di Rocco Palombella – allora è bene che ci chiamino».
Davanti ad una claque alquano assottigliata, il segretario uscente della Fim Marco Bentivogli alterna le immancabili interviste a tutti i media fuori linea («È un bene che Confindustria sia cambiata, basta con le relazioni paludate») ad un rientro nei ranghi con la volontà di trovare una successione condivisa con la confederazione – dopo le ancora immotivate «dimissioni irrevocabili» di venerdì scorso – per arrivare ad un comizio finale in cui sposa la linea battagliera di Re David e Palombella sul contratto: «Federmerccanica parla di economia di guerra, ma lo faceva anche nel 2015. È un giorno particolare per me, ricordiamoci di quello che abbiamo sempre fatto, dobbiamo essere orgogliosi del movimento operaio. Viva la Fim, viva la Fiom, viva la Uilm, non vi dimenticherò mai», dice prima di scendere dalla pedana commosso.