Dietro la forte diminuzione di sbarchi nel nostro Paese potrebbe esserci un accordo siglato dal governo italiano direttamente con due milizie libiche coinvolte nel l traffico di esseri umani. A rivelarlo è una lunga e dettagliata inchiesta dell’agenzia americana Associated press che cita numerose testimonianze, tra le quali anche quella di un portavoce di una delle due milizie.

«Non c’è nessun accordo tra il governo italiano e i trafficanti», ha smentito ieri una nota della Farnesina, mentre da Bruxelles una portavoce dell’esecutivo europeo ha rifiutato di commentare le notizie in arrivo dalla Libia: «Suggerisco di chiedere alle autorità italiane», ha detto rispondendo alle domande dei giornalisti. «Quando si tratta di fondi europei – ha poi sottolineato la portavoce -, sono soggetti a controlli molto stretti, con destinazione molto chiara. Noi continuiamo a seguire le regole, come facciamo sempre».

 

La scorsa settimana era stata un’altra agenzia di stampa, la Reuters, a riferire di una milizia denominata «Brigata 48» che a Sabrata impedisce ai barconi carichi di migranti di prendere il mare. Sabrata è ormai da tempo uno dei principali punti di imbarco per i disperati che dalla Libia tentano di raggiungere l’Italia. Secondo la Reuters la milizia, formata da «agenti, militari e civili», in cambio del suo lavoro riceverebbe finanziamenti direttamente dal governo di Tripoli guidato dal premier Fayez al Serraj (nella foto con Minniti e Gentiloni).

Notizie che adesso troverebbero conferma nell’inchiesta condotta in Libia dall’Ap. Due, secondo l’agenzia americana, le milizie coinvolte: oltre alla già citata «Brigata 48» anche un’altra denominata «Al Ammu», il cui nome ufficiale sarebbe «Brigata del martire Anas al-Dabashi». Quest’ultima dal 2015 si occuperebbe della sorveglianza dell’impianto petrolifero di Melitah che l’Eni gestisce insieme alla National oil corporation (Noc) libica. Entrambe le milizie avrebbero base a Sabrata e sarebbero guidate da due fratelli appartenenti al clan dei Dabbashi che controlla la città.

L’Ap ricorda come nello scorso mese di luglio gli arrivi lungo le coste italiane siano notevolmente diminuiti rispetto all’anno passato, tendenza confermata ad agosto con appena 2.936 sbarchi rispetto ai 21.294 del 2016. «Una diminuzione dell’86%», spiega l’agenzia, che attribuisce la flessione in parte alle condizioni del mare e all’attività della Guardia costiera libica ma, soprattutto, «all’accordo con le due più potenti milizie della Libia occidentale».

A sostegno delle sue affermazioni l’agenzia cita almeno cinque funzionari della sicurezza e attivisti di Sabrata che confermano il coinvolgimento delle milizie nel traffico di uomini. Un funzionario arriva a descrivere i fratelli Dabashi come «i re del traffico» di esseri umani a Sabrata. «Nel suo ultimo rapporto di giugno – scrive inoltre l’Ap – le Nazioni unite hanno indicato la milizia al Ammu come il principale agevolatore del traffico di esseri umani».
Secondo quanto affermato da Bashir Ibrahim, definito dall’Ap come il portavoce di al-Ammu, due mesi fa le milizie avrebbero raggiunto un accordo «verbale» con il governo italiano per fermare le partenze dei migranti e da allora avrebbero impedito la partenza delle imbarcazioni imponendo anche alle altre organizzazioni criminali di interrompere il traffico. «Come contropartita ricevono attrezzature, barche e stipendi», ha spiegato Ibrahim, secondo il quale in questo momento sarebbe i atto «una tregua» destinata a durare finché durano i sostegni alle milizie. «L’integrazione ufficiale delle due milizie tra le forze di sicurezza di Serraj – scrive l’Ap – permetterebbe all’Italia di lavorare direttamente con loro visto che non sarebbero considerate come trafficanti ma parte del governo riconosciuto».

Secondo alcuni attivisti di Sabrata intervistati dall’Ap l’Italia avrebbe gestito l’accordo saltando il governo Serraj e inviando agenti dei servizi in Libia a trattare direttamente con i capi delle milizie. «I trafficanti di ieri sono la forza anti-traffico di oggi», ha detto un poliziotto che ha preferito mantenere l’anonimato. «Quando la luna di miele tra i trafficanti e gli italiani finirà ci troveremo in una situazione pericolosa» ha aggiunto il funzionario spiegando come le forze regolari non siano sufficientemente armate per affrontare le milizie. «Un portavoce del governo italiano- conclude l’Ap – ha detto che l’Italia non commenta notizie che riguardano i servizi segreti»