Greta aveva ragione: il bla bla bla dei governi sul clima, quello denunciato a fine settembre dalla leader di Fridays for Future durante l’appuntamento dello Youth4Climate, alla PreCop26 di Milano, è ora messo nero su bianco dall’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

Il documento che sintetizza l’inazione sul fronte della tanto declamata decarbonizzazione si chiama «Production Gap Report», ed è realizzato in collaborazione con una quarantina di ricercatori di Stockholm Environment Institute (SEI), International Institute for Sustainable Development (IISD), Overseas Development Institute (ODI) ed E3G. Nel 2021, il rapporto è arrivato alla terza edizione. «La ricerca è chiara: la produzione globale di carbone, petrolio e gas deve iniziare a diminuire immediatamente e bruscamente per essere coerente con la limitazione del riscaldamento a lungo termine a 1,5°C. Tuttavia, i governi continuano a pianificare e sostenere livelli di produzione di combustibili fossili che sono di gran lunga superiori a quelli che possiamo bruciare in sicurezza» ha commentato Ploy Achakulwisut, tra i principali autori del rapporto e scienziato del Sei.

Il 2021 Production Gap Report – diffuso dall’UNEP il 20 ottobre – fornisce i profili di 15 grandi Paesi produttori: sono Australia, Brasile, Canada, Cina, Germania, Kazakhstan, India, Indonesia, Messico, Norvegia, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti. La maggior parte di questi governi, che fanno parte del G20 e saranno a Roma alla fine della prossima settimana, continua a fornire un significativo sostegno politico alla produzione di combustibili fossili.

In particolare, il rapporto evidenzia come i governi stiano pianificando di produrre entro nel 2030 il 110% in più di combustibili fossili rispetto a quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C e il 45% in più di quanto sarebbe compatibile con una limitazione del riscaldamento a 2°C. Il divario di produzione è più ampio per il carbone: i piani di produzione dei governi e le proiezioni di produzione dei governi porterebbero a circa il 240% in più di carbone, il 57% in più di petrolio e il 71% più gas nel 2030 rispetto ai livelli globali coerenti con la limitazione del riscaldamento a 1,5°C. Il divario di produzione è rimasto in gran parte invariato rispetto alle precedenti valutazioni, ovvero ai rapporti pubblicati nel 2019 e 2020. I governi stanno complessivamente pianificando di aumentare la produzione di gas fino addirittura al 2040.

Sono discorsi sentiti anche in Italia, del metano come strumento della transizione ecologica. E invece, questa continua espansione a lungo termine espansione della produzione di gas è incoerente con i limiti di temperatura di Parigi. Lo dice l’Unep. Che nel rapporto spiega anche che se le tecnologie di rimozione dell’anidride carbonica, i palliativi come il Carbon Capture and Storage (CCS), non si sviluppano su larga scala, la produzione di combustibili fossilidovrebbe diminuire ancora più rapidamente.

Nella sua introduzione al rapporto, Inger Andersen – direttore esecutivo di Unep – sottolinea che il Production Gap Report «mette in luce il percorso che i governi devono prendere per allineare la loro fornitura di combustibili fossili con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Finora, questa azione è stata in gran parte limitata alla promozione della cattura e dello stoccaggio del carbonio e minimizzare le emissioni dai processi di estrazione. Tuttavia, come mostra il rapporto di quest’anno, queste misure da sole sono insufficienti e non possono sostituire una riduzione globale e a lungo termine di carbone, petrolio e gas». La decarbonizzazione, insomma, dev’essere reale. luca martinelli