Caro Sottosegretario Crimi, il manifesto la ringrazia per l’impegno che mette nella salvaguardia del pluralismo dell’informazione attaccando, ogni volta che può, questo giornale. Come ha fatto anche ieri agli Stati generali dell’editoria. La invito a venire un giorno nella redazione di questa cooperativa editoriale che ormai da 50anni, porta il giornale in edicola, ogni giorno, in tutto il paese. Una storica testata che lei mostra di conoscere poco e male.

Il manifesto nella sua lunga vita è riuscito a farcela anche senza il sostegno pubblico. Ma di questi tempi l’impresa di sopravvivere al taglio draconiano sarebbe molto più difficile. Le ragioni del «mercato», i fondi pubblici da dirottare verso i «cittadini» e altre sue idee sulla grande riforma del settore, compresa naturalmente la spartizione della torta pubblicitaria, se volesse spiegarcele meglio la ascolteremo volentieri.

L’impresa-manifesto è forse l’unica cooperativa che ha sempre rispettato ogni obbligo e condizione per poter accedere ai, residui, fondi per l’editoria.

Se prima di appuntarsi sul petto la chiusura del manifesto (ammesso e non concesso), volesse salutarci di persona, eviterebbe la sgradevole impressione di comportarsi come quelli che buttano il bambino con l’acqua sporca. O come quelli che sparano col cannone sul nostro amato calabrone (l’animale che non potrebbe volare ma vola), solo perché non abbiamo partiti o padrini in paradiso.