Come tutte le famiglie con una lunga storia, il manifesto abbonda di miti fondativi, frasi celebri, racconti che si tramandano ed episodi da riportare agli ultimi arrivati, in modo che capiscano dove si trovano.

Quasi tutte queste leggende coinvolgono i fondatori, una tiene insieme Pintor, Rossanda e Parlato. Si tratta di una serie di domande che ho effettivamente sentito pronunciare – a volte gridare – sin dal mio primo giorno nella stanza grande dei caporedattori in via Tomacelli 146, e poi ancora quotidianamente per qualche anno fino alla morte di Pintor.

Le domande, rivolte per lo più al cielo e poste abitualmente in sequenza da chiunque si trovasse a passare davanti alla scrivania del caporedattore centrale, con tonalità via via più allarmate avvicinandosi l’orario di chiusura, erano queste e sempre queste: «Scrive Luigi?», «Dov’è Valentino?», «Che pensa Rossana?».

«Scrive Luigi?», perché sapere di poter contare su un suo editoriale cambiava il corso dei fatti in redazione, spingendoci all’ottimismo. Probabilmente – pensavamo – anche quel giorno stavamo sbagliando qualcosa, magari prendendo qualche buco, capita. E tuttavia con un pezzo di Luigi in prima pagina avremmo comunque fatto un buon giornale.

Nelle giornate particolarmente vuote, quando non si sapeva bene su cosa buttarsi, si potevano vedere direttori e caporedattori rallentare il passo davanti alla stanza di Pintor, nella speranza di sentire il ritmico tintinnio della sua macchina da scrivere.

E che delusione quando, raramente, Luigi emergeva da quella musica borbottando «non mi viene», senza ammettere ripensamenti.

«Dov’è Valentino?», perché nei lunghi pomeriggi in redazione c’era sempre qualcosa che solo lui avrebbe potuto risolvere. Una fonte importante da convincere a parlare, un alto funzionario con il quale far valere la sua antica amicizia, una grana dalla quale tirare fuori il giornale, la memoria di un fatto politico che a lui non poteva sfuggire.

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E anche quel pezzo che bisognava proprio scrivere ma che nessuno si sentiva di scrivere, e che alla fin fine avrebbe scritto lui. Valentino non si trovava mai ma c’era sempre.

Il secolo di Rossana. La copertina del supplemento speciale per il centenario della nascita
Il secolo di Rossana. La copertina del supplemento speciale per il centenario della nascita in edicola dal 23 aprile 2024

«Che pensa Rossana?» non bisognava dimenticare di chiederselo, perché la risposta non era mai scontata e spesso spiazzante. E se non arrivava lasciava aperti dubbi e preoccupazioni, almeno fino all’articolo successivo, che avrebbe inviato al giornale.

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Questa è la mia esperienza, perché dall’inizio degli anni 2000 Rossanda veniva assai raramente in via Tomacelli, pur continuando a farsi sentire da lontano, e da lì inviandoci le sue “note a margine”. Diversi e più ricchi i ricordi di chi con lei ha intrecciato una vita fatta di lunghe amicizie, progetti comuni, scambi non solo politici.

Perciò abbiamo chiesto ad alcuni di loro di ricordarla in occasione del centenario della sua nascita, e alle loro testimonianze abbiamo affiancato alcuni tra i testi più importanti scritti da Rossana sul manifesto, frutto di scelte inevitabilmente parziali e opinabili, in una lunga parabola temporale che dal primo pezzo firmato sul quotidiano il 30 aprile 1971 arriva all’ultimo, quarantotto anni dopo, datato 9 agosto 2019 (che si chiude con la parola «meraviglioso»).

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Sempre temuto, il giudizio di Rossanda – che a me è capitato di ricevere più spesso in forma di lettera, talvolta indirizzata collettivamente alla sezione politica – era frequentemente critico, comunque mai indulgente.

Dopo avere riletto quelle lettere, posso dire, però, che le sue osservazioni erano sempre rivolte al giorno dopo, quasi mai al giornale già passato: non scriveva di quanto avevamo fatto male ma di quello che non avevamo fatto proprio, e avremmo potuto, dovuto fare.

Pensava che il giornale non dovesse porre limiti alle proprie ambizioni, perciò chiedeva sempre tanto, che si trattasse di riflettere sulle grandi crisi politiche e sui fatti storici, sull’89 in particolare, o di avvicinare un inavvicinabile leader perché rispondesse alle nostre domande.

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E’ una lezione, la sua, che ci sforziamo di ricordare ogni giorno, con i nostri inevitabili difetti e con le tante virtù del manifesto. La principale delle quali lei stessa aveva messo a fuoco, scrivendo in ricordo di Pintor: «Non siamo morti mai».

Questo articolo apre il numero speciale della rivista dedicata a Rossana Rossanda nel centenario della nascita, in edicola in tutta Italia da martedì 23 aprile a soli 2,5 euro più il prezzo del quotidiano

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