Anche alle urne Trieste ha confermato di essere una città particolare, ben lontana dall’«italianissima» normalità alla quale una parte importante della destra si ostina a ridurla. Tra quelle che sono state definite le sorprese di queste elezioni c’è anche Adesso Trieste, lo spazio politico municipalista che ha superato l’8,5%, qualificandosi come terza forza in città.

In passato Trieste è già stata teatro di esperimenti politici innovativi, dalla Lista per Trieste, prima civica al governo di una città in Italia, alla stagione dell’imprenditore Illy. Tuttavia mai negli ultimi vent’anni un soggetto politico fuori dai due schieramenti principali era riuscito ad entrare, al debutto, in consiglio comunale e in tutti i consigli circoscrizionali.

È ancora presto per capire nel dettaglio come una proposta politica lanciata meno di un anno fa – sebbene innervata da diverse esperienze pregresse – sia riuscita a raggiungere questo risultato; tuttavia alcune prime considerazioni possono essere messe in fila per ricostruire un’analisi che, al netto delle differenze evidenti tra i vari contesti territoriali, può fornire spunti utili.

Adesso Trieste ha messo al centro del suo discorso idee e proposte che vengono da lontano – coniugare giustizia sociale e giustizia ambientale, garantire la sicurezza sociale a tutte e tutti – combinandole in modo innovativo. Questo è avvenuto grazie alla partecipazione di centinaia di persone e al supporto della rete internazionale di esperienze come Barcelona en comú, Zagreb je naš, le Coalizioni Civiche di Bologna e Padova, e tante altre.

Ma è servito anche un grosso lavoro di ricerca e sperimentazione sul linguaggio, sui simboli, sull’identità locale, per raccontare una nuova storia. Uno sforzo che ci è valso numerose accuse di para-grillismo da chi in città ha promosso liste elettorali più «identitariamente» di sinistra dentro e fuori dalla coalizione del Pd, ma che noi pensiamo sia una delle chiavi del nostro buon risultato.

Secondo un’analisi di Swg, più del 12% dei nostri consensi deriva da chi nel 2016 non era andato a votare; troppo poco per contrastare un astensionismo crescente, ma comunque più dello 0% di centro-destra, centro-sinistra e M5S, che hanno invece perso migliaia di voti. Altro dato significativo è lo 0% di voti raccolti dal centro-sinistra tra chi, cinque anni fa, aveva votato l’attuale Sindaco di centro-destra Dipiazza. Nonostante lo sforzo per presentare la propria candidatura come trasversale e di «continuità nella discontinuità», Russo non sfonda a destra, dove alla brutta copia si continua a preferire l’originale.

Un altro dato significativo è quello delle elette e degli eletti di Adesso Trieste: 11 donne e 5/6 uomini (a seconda dell’esito del ballottaggio). L’emersione naturale di un forte protagonismo femminile – e femminista – è il risultato di un approccio alla politica non muscolare né leaderistico, ma basato innanzitutto sulla collaborazione e sulla cura. Inoltre nelle circoscrizioni, complice anche il minore affollamento di liste, Adesso Trieste ha raccolto quasi 1.200 voti in più rispetto al Comune, un riconoscimento alla nostra attenzione ai luoghi, alla loro storia e al loro possibile futuro, da disegnare insieme a chi li abita.

Il risultato raccolto alle elezioni è ben lontano dall’obiettivo del secondo turno, ma ci permette comunque di progettare i prossimi cinque anni di opposizione come un percorso generativo, dentro e fuori dalle istituzioni. Abbiamo condotto una campagna elettorale all’insegna della restituzione di centralità al pubblico, contro chi da ormai troppo tempo occupa le istituzioni locali senza credere nelle sue potenzialità.

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