Cinera, una poesia che gli dedicò Tommaso Di Francesco, oggi condirettore, con Norma Rangeri, del quotidiano comunista. È tratta da I rabdomanti (manifestolibri), pubblicato nel 2021, in occasione dei cinquant’anni del manifesto, un omaggio ai suoi fondatori e dirigenti storici e alle sue “firme” più conosciute e amate.

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ancora la stagione è collettiva 

Ho avuto il senso del tempo presente
dentro l’imbuto notturno d’occidente
nelle città vuote della gatta sfinge,
strusciava solidale abitudine e giorno
che spento brivido finiva nella soap,
al cortile intorno e dentro l’abitare.
Domandavano accese le piante bisognose
in che direzione verso dove e perché
e quale forza e come debolezza, quando
luce penetrante e quieta, alla fine:
silenzio è l’attesa salvezza per tutti.

Sono ancora alla stagione collettiva,
essa è negata, ma tutti aspettano la resa
della vita scambiata nella merce
e questa febbre ad ogni ora è voce
che risponde nelle stanze alla chiamata
recitata nello squillo della scena seriale.
Siamo resi immagine e racconto dato
la morte passa per somma delle verità.

II

l’andare a capo 

Non venivi più volentieri nella città
che vedevi sbranata, dove non c’era
da esser contenti. E infatti non c’è.
Non eri turista o cittadino, ma infiltrato,
certo solo della condanna che ci attiene
dell’andare a capo e lasciare il bianco
sprecato, tutto, come se davvero esistano
scrittura e misura a comandare calendari,
quell’ostinato pudore, il volo necessario.
Quant’è spietato ritornare all’iniziato
segno manifesto, origine al testimone
graffiato, piccolo e ogni volta sovrumano
delicato, da tenere uccello implume solo
non soffocato nella mano, ma d’uso,
il due di coppe delle carte Modiano.
Perché «Pintor comanderebbe in Vietnam
una brigata di comunisti italiani…»

lll

non è questa la tana 

A lungo non sarà questa la tana, la tua,
se Astrit e Loris cucinano e Miriam
complice/
sorride testimone di tutto e non dice.
Io t’ho portato versi che non entrano
nell’ombra/
del tuo pianoforte e di Leopardi rilegato,
guardi dal profilo che la testa non sostiene
la foto del casolare toscano dove una mano
ha segnato in rosso «viva Giaime». Siamo
ai confini disboscati della Montessori,
ma la recita bambina conferma
l’innocenza?/
Vedo lì sotto generazioni d’occhi sbarrati,
la pupa disperata alla sirena dell’allarme.
Mentre noi prendiamo le distanze da te
hai voglia a fare tsii, a sottrarre rumore.
A togliere voce ad angoli nascosti dalla
luce/
fuoriesce l’ex voto d’Isabella a vociare folla
di pellegrini in comizio. Allora col sonno
difendi il poco amore che tutto riconnette.