Ho raggiunto quella ragguardevole fase della vita in cui si è prodighi di consigli, raramente ascoltati, se non per cortesia di qualche interlocutore, forse nemmeno graditi; ancor meno, seguiti.

Tuttavia, con la complicità del manifesto, ci riprovo. Mia moglie ha fissato sul frigo una vignetta di Altan in cui il marito in giacca e cravatta afferma: “Non c’è più la sinistra” e la moglie, davanti ad una pentola sul fuoco: «Oddio. E adesso tu mi resti tutto il giorno a girare per casa in ciabatte».

Le mie vittime di oggi sono:

1) Anna Falcone e Tomaso Montanari.

Ho aderito al vostro movimento per una proposta collettiva fondata su un programma, oltre la scadenza elettorale che, tuttavia, non può essere ignorata. Avete, abbiamo sottovalutato la fretta delle piccole e tenaci formazioni politiche che hanno mangiato le centinaia di assemblee, meritoriamente da voi messe in piedi: Rifondazione Comunista, talora Sinistra Italiana, dall’interno, mettendo in crisi il carattere partecipato e di base della vostra iniziativa; Mdp, mettendo prematuramente in circolazione un documento, accettabile nel merito anche se generico, frutto di un’elaborazione da cui, per improntitudine vostra e disegno altrui, è stata esclusa Rifondazione Comunista (che ne ha tratto immediato pretesto per portare avanti il proprio disegno di lista separata).

Il consiglio: perdonatevi le vostre ingenuità, in quanto prove di buona fede, preziosa come l’oro, di questi tempi; confermate l’impegno programmatico di medio periodo, ma aderite, con gli indipendenti disposti a seguirvi, alla lista di “Liberi ed Uguali”.

Niente di male se alcune/i di Alleanza Popolare decidono di candidarsi. E’ troppo importante l’obiettivo di una sola lista alternativa al Pd.

Si tratta certo di non disperdere voti, ma soprattutto di rimotivare chi non va più a votare e di non fornire, su un piatto d’argento, un argomento micidiale al buon Renzi, all’inseguimento del “voto utile”: “Non riescono neanche a mettersi d’accordo tra loro”.

2) Giuliano Pisapia.

Nel caso di Campo Progressista l’ingenuità, vera o presunta, è stata una felix culpa perché è servita a dimostrare l’assenza di ogni empito genuinamente democratico su una questione oggi cruciale da parte dei tuoi interlocutori.

Anche la prudenza, persino l’esitazione può essere una virtù quando si attraversano i campi minati della politica.

Tuttavia, arriva il momento della scelta. Ignorarlo – mi permetto di dirtelo con franchezza – quando si è trattato di scegliere il tuo successore a Milano, ha significato insediare a Palazzo Marino Giuseppe Sala, forse il sindaco più indagato d’Italia.

Esperite tutte le verifiche di una possibile alleanza con il Pd, occorre scegliere l’unica proposta rimasta in campo (senza scuse per il bisticcio). Un aristocratico e neutrale distacco costituirebbe un esempio negativo per un popolo di sinistra tuttora tentato dall’astensione dal voto.

3) Maurizio Acerbo.

La penetrazione organizzata di alcune assemblee di Alleanza popolare (Falcone-Montanari) è stata una cattiva azione che, nel caso di quella di Torino, posso personalmente testimoniare, insieme con un centinaio di altre compagne e compagni, altrettanto esterrefatti.

Devo, invece, riconoscere la tua assoluta coerenza nel perseguire l’obiettivo di una lista separata, sin dalle origini del dibattito (a questo proposito, cfr. il forum pubblicato da il manifesto, 3 luglio 2017).

Posso comprendere, ma non condividere, la radicalità politica e le ragioni identitarie e organizzative che spingono il tuo partito a perseguire questo fine e disapprovare le complicità paradossali che continuerete a trovarvi tra i Libere/i e Uguali. Tuttavia, gli uni e gli altri dovrebbero riflettere sul danno che arrecano a valori e obiettivi politici sicuramente comuni.

4) Walter Tocci,Gianni Cuperlo, Andrea Giorgis, Giorgio Ardito ed altre/i compagne/i

che ancora si attardano entro i confini di un partito inchiodato ad una visione strumentale e sconfitta della politica di centro-sinistra, farebbero bene a unirsi agli altri che li hanno preceduti in una diversa scelta.

Ove non lo facessero, a prepararsi ad una resa di conti successiva alla scadenza elettorale.

5) Libere/i e Uguali.

Gioverebbe una piena consapevolezza comune della natura e dell’entità della posta in gioco e una discussione allargata. Diseguaglianze, sopravvivenza ecologica, diritti sociali e politici, libertà individuali e collettive, istituzioni democratiche, trasformazione tecnologica. Sul diritto e l’organizzazione internazionale, sulla stessa Europa unitaria prevale il ritorno ad un nazionalismo che, con armi letali, minaccia la pace.

Occorre raccogliere la sfida, a partire da una diversa Europa, capace di costruire una prospettiva simile a quella impostata dalle forze che continuano a crescere intorno a Bernie Sanders e a Jeremy Corbyn, a Syriza e a Podemos, impostando una netta alternativa programmatica in vista della sfida elettorale.

Nessuno dimentichi il mondo che ci circonda, da Gerusalemme ai campi di concentramento libici; quello che è scritto nell’art. 11 della Costituzione.

Occorrono alcuni obiettivi chiari, non troppi, tali da migliorare la vita di tutti, ma rappresentativi dei valori di cui intendiamo essere portatori.