«Il documentario sulla Iuventa ha subito lo stesso trattamento della nave, una sorta di sequestro». A parlare è Michele Cinque, giovane regista che a luglio 2016 sale a bordo dell’imbarcazione umanitaria della ong Jugend Rettet armato della sua telecamera. Inizia a filmare i salvataggi in mare, gli incontri tra soccorritori e migranti, le riunioni degli attivisti a Berlino. Si trova a Lampedusa il 2 agosto 2017, quando la polizia mette i sigilli al mezzo nell’ambito dell’inchiesta sulle collusioni ong-trafficanti. Teorema che si è infranto venerdì scorso contro il non luogo a procedere del gup di Trapani.

Cinque continua raccogliere immagini fino all’aprile 2018, quando termina il doc. Nella primavera dell’anno precedente ha incassato un finanziamento da Rai Cinema: 40mila euro come quota di coproduzione e per l’acquisto dei diritti. «Avevo ottenuto dei fondi anche per un altro film: Sicily Jass. Quello è stato trasmesso, Iuventa mai. Ho sollecitato più volte la Rai a farlo perché la storia era urgente e avrebbe potuto creare dati Auditel significativi», continua.

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A coprodurlo c’è anche la tedesca Zdf/3sat, che in Germania lo manda in onda già nel 2018, quando diventa uno dei dieci documentari più visti nel paese, e da allora lo replica altre tre volte. Lo stesso anno viene presentato al festival Biografilm, che si tiene a Bologna, dove ottiene due menzioni speciali e un premio. È poi selezionato da oltre 30 festival e distribuito nelle sale in Italia, Germania e Grecia. Lo proiettano importanti università: la Columbia a New York, la Normale a Pisa, ma anche il Centro di cinematografia in India. Nel febbraio 2019 entra nell’europarlamento. La televisione pubblica, però, non lo trasmette. E non può farlo nessun altro canale perché la Rai è titolare dei diritti di messa in onda «free tv» fino al 2035.

È un peccato: quelle immagini avrebbero raccontato al grande pubblico una storia diversa dai «taxi del mare» o dai presunti accordi ong-trafficanti. Il film mostra per esempio che i soccorsi realizzati da quei ragazzi sono coordinati dalla guardia costiera italiana, cosa che gli inquirenti si erano dimenticati di rilevare nelle 30mila pagine di fascicolo. Oppure fa vedere gli attivisti confrontarsi apertamente sul rischio che la loro azione faccia da pull-factor, spingendo i migranti a rischiare la vita: sono preoccupati ma concludono che questa ipotesi non è dimostrata. «Un mio amico, anche lui un capitano, mi ha chiesto ieri come ci assicuriamo legalmente di non essere accusati. Gli ho detto che non ho paura perché facciamo ricerca e salvataggio e non traffico di esseri umani», dice Benedikt Funke, comandante della prima missione, a due attivisti.

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Le immagini più belle, però, sono quelle in cui naufraghi e soccorritori, fianco a fianco sul ponte, si confessano sogni e paure, si scambiano domande per conoscersi meglio. Sono tutti ragazzi, al di là del colore della pelle, anche se quelli viaggiavano su un barcone a rischio naufragio e questi sono arrivati su una nave a dar loro una mano. Significativa anche la reazione a caldo della capo missione Kathrin Schmidt dopo il sequestro: «Ci dispiace perché la gente muore. Non abbiamo nulla da nascondere». Sette anni dopo, quando cadono tutte le accuse, farà lo stesso: pensare ai migranti vittime delle frontiere.

La recente sentenza, comunque, potrebbe essere un punto di svolta anche a livello televisivo. Al manifesto la Direzione cinema e serie Rai comunica di essere alla ricerca di una collocazione in uno dei (pochi) spazi riservati ai documentari. Dovrebbe essere trasmesso tra maggio/giugno nel ciclo «Mai visti prima», in seconda serata su Rai3.

INTEGRAZIONE, 23/04/2024, H 19

La Direzione cinema e serie Rai rende noto che il documentario Iuventa sarà trasmesso il prossimo 18 maggio, in seconda serata su Rai3.