La cosiddetta «riforma Lotti» è applicata per la prima volta alla carta stampata dal 1 gennaio 2019. La legge attuale prevede un sistema di contributi pubblici diretti (agli editori) che viaggia su due «gambe».

Prima «gamba»: il rimborso

Per i giornali nazionali, quelli più grandi, lo stato rimborsa il 35% delle spese effettivamente sostenute, tracciabili e documentate delle spese 2018 per i costi di poche voci precise: carta, stampa, trasporti, distribuzione, personale assunto a tempo indeterminato secondo i contratti nazionali, abbonamenti alle agenzie.

Due terzi di tali costi, dunque, restano a carico degli editori, che ricevono il rimborso un anno dopo aver sostenuto le spese (la percentuale di rimborso aumenta per i giornali più piccoli).

Seconda gamba: il contributo

Il contributo vero e proprio premia chi vende di più: 35 centesimi per ogni copia di carta ( venduta in edicola o in abbonamento ) e 40 centesimi per ogni copia venduta su web e app. Questi sono i valori per i giornali più grandi, tipo il manifesto. In ogni caso, tutte le copie – sia cartacee che digitali – sono certificate a posteriori da società esterne indipendenti con controlli a campione su tre mesi e su piazza.

È richiesta una percentuale minima di copie vendute rispetto a quelle distribuite, con l’esclusione delle vendite in blocco o tramite strillonaggio.

L’importo: 59 milioni di euro

Questi contributi diretti vanno solo a testate con certe caratteristiche: 34 cooperative, 10 fondazioni o enti morali non profit e poi 3 giornali di minoranze linguistiche, altri dei consumatori, per non vedenti, italiani all’estero, 114 piccole testate non profit.

900 dipendenti e 80 milioni di copie

Tutti questi editori messi insieme impiegano direttamente circa 900 persone: 677 giornalisti più 190 poligrafici e 8 tecnici (tutti a tempo indeterminato e con contratti nazionali). Le copie vendute in edicola sono 71 milioni e in digitale oltre 9 milioni (dati ufficiali Dipartimento Editoria riferiti al 2017). (il pdf)

I contributi effettivamente erogati sono stati pari a 59 milioni di euro. Il contributo per ogni impresa in nessun caso può superare il 50% dei ricavi. Tutti i dati e i beneficiari sono resi noti ogni anno sul sito del Dipartimento editoria.

I tagli di Crimi

Con la legge di bilancio, il governo ha deciso un taglio in tre tappe fino all’azzeramento totale dal 2022. Già quest’anno è previsto un taglio del 20% sul contributo superiore alla soglia di 500mila euro (una sorta di franchigia), che sale al 50% l’anno prossimo e al 75% nel 2021.

Il governo infine ha abolito i contributi indiretti dal 2020, chiuso gli incentivi alla pubblicità incrementale, bocciato l’inserimento dei quotidiani in abbonamento tra le offerte disponibili per i 18enni e i docenti.