L’opposizione non fa muro davanti all’ennesimo episodio di violenza e cariche delle forze dell’ordine contro gli studenti martedì alla Sapienza. Il giorno dopo si fanno notare incredibili prese di posizione, come quella di Matteo Renzi, che usa un linguaggio ancora più truce di quello della premier Meloni: «Questi studenti parlano di pace ma usano la violenza: non stanno difendendo la causa palestinese, stanno violentando le istituzioni italiane. Parlano di antifascismo ma sono per primi loro violenti e fascisti».

Calenda è un po’ più soft: «Gruppi molto piccoli di studenti combinano grandi casini. Vogliono boicottare le attività delle Università con Israele, non si capisce perché non facciano lo stesso con Iran o Cina: c’è un “due pesi e due misure” che spesso sconfina anche nell’antisemitismo».

NEL PD CI SONO ALMENO DUE linee. La capogruppo alla Camera Chiara Braga, interpellata in tv, condanna «gli episodi di violenza» ad opera degli studenti. «Credo che il legittimo dissenso non debba mai sfociare in episodi di questo tipo. Le forze dell’ordine anche martedì hanno dimostrato qual è il loro valore, cioè garantire che anche l’espressione di forme di dissenso avvenga nel rispetto della legalità e della convivenza civile». Nessun riferimento alle cariche della polizia, agli arresti di due giovani manifestanti.

NETTAMENTE DIVERSE LE parole di Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria dem e braccio destro di Schlein: «Aveva inaugurato il suo governo con le botte agli studenti della Sapienza, e ora ci risiamo. Quello che è accaduto è gravissimo. Di fronte alle contestazioni, il governo Meloni mostra ancora una volta il manganello. Siamo di fronte alla rappresentazione plastica di come le forze della destra intendano rapportarsi con chi non la pensa come loro».

Prosegue Bonafoni: «È un brutto clima quello che si respira ormai da tempo nelle università, che devono essere il luogo dell’ascolto e del pensiero critico, in cui gli adulti accettino, anziché respingerle a suon di botte, le sfide che ragazze e ragazzi pongono a tutti, a cominciare dalla sfida della pace». Schlein non si pronuncia. Sulla stessa linea di Bonafoni il deputato Arturo Scotto, a dimostrare che il Pd è diviso tra riflesso d’ordine e difesa degli studenti: «Non mi piace questo clima da manganello e l’esibizione di forza nei confronti degli studenti. Chiedono la pace in Medio Oriente e bisogna saperci parlare. L’idea che si possano utilizzare forme di riflesso d’ordine sui giovani ci riporta molto ma molto indietro».

ANCHE IL SINDACO DI FIRENZE Dario Nardella è critico: «Meloni è sempre pronta a condannare gli studenti. Quando ci sono forme di violenza bisognerebbe essere coerenti: non l’ho mai sentita condannare i no vax quando aggredivano i nostri medici». «Trattare i giovani dicendo che gli fanno bene quattro manganellate vuol dire avere una concezione delle nuove generazioni che è sprezzante e arrogante. Gli studenti di Roma erano inermi, senza nulla in mano». «Mi pare una situazione simile a quanto avvenuto a Pisa», dice Nardella. « Ci sono tanti altri modi per gestire il rapporto con gli studenti, anche quelli più aggressivi: il dialogo, la prevenzione. Quando arrivi a episodi del genere, e le immagini sono lampanti e chiare, hai fallito».

Così anche il sindaco di Pesaro Matteo Ricci: «Questo governo ha dei problemi veri rispetto al dissenso. Uso le parole del presidente della Repubblica Mattarella: “Usare i manganelli nei confronti dei ragazzi è sempre un fallimento”».

MASSIMILIANO SMERIGLIO di Sinistra-Verdi chiede alla rettrice della Sapienza Polimeni e alla ministra Bernini di «rivolgere un segnale di attenzione agli studenti protagonisti di questa forma di protesta pacifica: la richiesta dei ragazzi di recedere da progetti di ricerca che potrebbero ottimizzare la produzione di armi per un paese belligerante può essere oggetto di un confronto nel merito».

Il M5S è prudente. Conte non parla, i parlamentari condannano «ogni forma di violenza», da una parte e dall’altra, e attaccano il governo: «La gestione del dissenso sta inanellando una serie di fallimenti. Le scuole e le università stanno diventando il palcoscenico della repressione nei confronti degli studenti e di scontri la cui sistematicità non può lasciare indifferenti. È un clima che mette in crisi uno dei pilastri della nostra democrazia come la libertà di espressione».