Sono ormai più di tre settimane che sfidiamo le restrizioni causate dalla pandemia.

il manifesto esce tutti i giorni, in edicola e online, pur lavorando tutti noi contingentati, per turni difficili e ridotti in redazione e la maggior parte di noi a distanza con il telelavoro. Un modo di fare il giornale privato del contatto fisico con cui si scambiano poi impressioni, informazioni, idee diverse e produttive, circolazione sanguigna del nostro giornale quotidiano.

Ma uscire ogni giorno in edicola è oggi più difficile perché l’emergenza Coronavirus intanto riduce l’acquisto delle edizioni di carta, proprio mentre abbiamo fatto la scelta coraggiosa e rischiosa, abbattendo il paywall, di offrire gratis la nostra edizione online.

E azzera del tutto le nostre iniziative con i lettori.

Solo un mese fa siamo stati costretti a cancellare gli appuntamenti delle «Cento Cene per il manifesto», il piccolo ma significativo movimento di attenzione che ci ha portato in molte città a ritrovare, in convivialità con tavolate semplici ma ottime, centinaia di vecchi e nuovi compagni contribuendo così a tanti nuovi abbonamenti – già numerosi. Ma non bastano.

Anche perché abbiamo dovuto in particolare rimandare l’idea di una campagna di abbonamenti, tra insegnanti e studenti, cogliendo l’occasione della decisione governativa del ritorno dei giornali quotidiani nelle scuole.

La quarantena, già pesante, si annuncia ancora lunga e per resistere subito abbiamo bisogno di più ascolto e più sostegno.

Siamo una realtà produttiva, parte di una informazione quotidiana in difficoltà in tutto il mondo, una difficoltà aggravata anche dalle condizioni dell’emergenza pandemia; non abbiamo debiti – ancora – , e qui lavorano più di 50 persone, tra giornalisti e poligrafici.

Siamo, lo ripeteremo sempre, l’unica vera cooperativa nazionale indipendente che produca un giornale quotidiano, e le sole sospensioni dei micidiali provvedimenti della legge sull’editoria a dir poco non bastano per progettare il minimo necessario di futuro per di più sotto Coronavirus.

C’è da augurarsi che nella fascia dei beni essenziali sostenuti dai provvedimenti del governo si pensi anche alla carta stampata, a tutta la filiera delle sue lavoratrici e lavoratori.

Ma innanzitutto dobbiamo fare affidamento su noi stessi, sulle nostre scarse ma tenaci forze e sulle lettrici e sui lettori.

Per questo vi chiediamo, anche per ringraziare le edicole rimaste aperte perché legate al bene essenziale dell’informazione – stavolta ben protetti e mascherati per le precauzioni dettate dalla pandemia – di passeggiare verso l’edicola più prossima per acquistare la nostra edizione su carta.

Le mascherine de il manifesto sono le edicole.