Tra i casi più rivelatori di fake news o bufale strategiche, c’è quello delle navi delle Ong che agirebbero d’accordo con i trafficanti di esseri umani per far affluire i migranti in Italia. Tutto all’apparenza è iniziato con l’intervista di“Striscia la notizia”(10 marzo) al blogger che avrebbe stabilito la verità sulle Ong.

Il giovanotto, tale Luca Donadel, ha dichiarato di aver scoperto, grazie a un sito che permette di tracciare le rotte nel Mediterraneo, che le navi delle Ong si dirigevano tutte verso un punto fisso, interno alla acque territoriali libiche.

Non solo: invece di recapitare i migranti nel porto tunisino «più vicino», come reciterebbe – secondo lui – la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, le navi Ong li trasporterebbero, «per interessi economici», nei porti italiani. Nello stile sensazionalistico e volgare tipico di «Striscia», il servizio, che includeva interviste a noti politici come Maurizio Gasparri, si concludeva con le solite domande: chi ci guadagna? Perché la stampa non dice nulla?

LE RIVELAZIONI di «Striscia la notizia» sono state smentite dalle Ong e smascherate rapidamente dagli studiosi di diritto d’accoglienza e da esperti di comunicazione sul Web. Le «scoperte» del blogger, rilanciate da «Striscia», si sono rivelate subito false: La Convenzione delle Nazioni Unite parla di place of safety, cioè di luoghi in cui i migranti non corrano rischi per la loro incolumità, e non di «porto più vicino»; la rotta delle navi e i luoghi di soccorso non sono stabiliti autonomamente dalle Ong, ma dal MCRR (il centro di coordinamento del salvataggio in mare, gestito dal Ministero dei trasporti) e così via. Se le navi si avvicinano sino a 25 miglia marine dalla costa libica e poi trasportano gli scampati in Italia, è perché la guardia costiera libica non è affidabile (ha anche sparato sulle navi dei soccorritori), la Tunisia non vuole accogliere i migranti provenienti dalla Libia e Malta anche.

LA VERITÀ È che dietro la bufala c’è molto di più: c’è una strategia di delegittimazione forsennata che potrebbe sfociare in nuove e più gravi stragi di migranti.

HA COMINCIATO la campagna l’agenzia europea Frontex, nel 2014, accusando il governo italiano di salvare troppi migranti, all’epoca dell’operazione Mare Nostrum, invece di «dissuadere» quelli che non sono ancora partiti.

Ha continuato il governo britannico di David Cameron decidendo di non soccorre più i migranti in mare per non facilitare l’immigrazione clandestina.

Ha contribuito la stampa internazionale (v il Financial Times) e quella della destra scandalistica italiana, che in particolare insiste sull’alleanza tra trafficanti e Ong.

E infine ha dato il suo piccolo sostegno l’Organizzazione internazionale delle migrazioni che, insieme al Ministero degli interni (ieri Alfano, oggi Minniti), ha promosso una campagna video davvero ripugnante («Beware brother, beware sister!»), in cui supposti migranti invitano i loro fratelli del Gambia, della Nigeria, del Mali ecc. a sottrarsi all’inganno e ai rischi del viaggio per mare, a starsene al calduccio in Africa e a godersi, aggiungo io, i 50 dollari al mese di Pil individuale dei loro paesi.

UN CONTRIBUTO ULTERIORE è venuto dal procuratore capo di Catania Zuccaro, che ha escluso, per il momento indagini penali sulla questione, ma rilascia in ogni sede preoccupanti dichiarazioni sui finanziamenti delle Ong e ha affermato inoltre pochi giorni fa che la presenza delle navi davanti alle coste libiche impedisce le indagini sui facilitatori, cioè gli scafisti, e che comunque il numero dei morti in mare è aumentato.

Ancora una volta, non si riesce o non si vuole comprendere che i «facilitatori» sono un falso problema, e che quello vero è la disperazione di centinaia di migliaia di abitanti dell’Africa che cercano una chance di sopravvivenza o vita migliore in Europa. Criminalizzare di fatto le Ong serve solo a perpetuare la straordinaria ipocrisia dell’Europa in materia di migrazioni.

SAREBBE ANCHE IL CASO di riflettere che all’origine della campagna ci sono organizzazioni di estrema destra, come la misteriosa fondazione Gefira, specializzata in dichiarazioni anti-islamiche e filo-Trump (proprio come il blogger citato sopra). Tutte queste fondazioni, istituzioni come Frontex, blogger e giornalisti vari si citano a vicenda, in un bel processo circolare e tautologico che finisce per far sembrare le panzane sulle Ong come profonde verità su ciò che accade nel Mediterraneo. La bufala diventa realtà, a onta di smentite e controinchieste.

L’OBIETTIVO DI TUTTA questa campagna è ostacolare, o al limite, bloccare le navi delle Ong che operano tra la Sicilia e Libia per salvare i migranti. Con i costi umani che è facile immaginare. Ma questa è l’Europa che è stata festeggiata a Roma, signori.

La lettera di Striscia pubblicata sul manifesto del 6 aprile 2017

Gentile direttrice, contrariamente a quanto scrive Alessandro Dal Lago, nessuna bufala da parte di Striscia la notizia, niente fake-news, né tantomeno smentite da parte delle Ong o da presunti esperti di comunicazione sul web.

Striscia si è limitata a riportare l’indagine, condotta dal blogger Luca Donadel, sulle rotte seguite dalle navi di varie organizzazioni umanitarie e della Guardia Costiera, che, curiosamente, tendono a convergere in una circoscritta area di mare vicino alle coste libiche (10 marzo), seguita da numerose autorevoli testate italiane che pure Dal Lago si guarda bene dal citare. Dopodiché Striscia ha interpellato Angelino Alfano, attuale ministro degli Affari esteri e sino a pochi mesi fa ministro dell’Interno, sulle ragioni di questa strana consuetudine, su cui peraltro ha aperto una indagine conoscitiva anche la Procura di Catania (13 marzo).

Non condividendo le opinioni di alcuni esponenti politici intervenuti nel dibattito con posizioni decisamente aspre nei confronti delle Ong, Striscia è tornata sull’argomento (23 marzo) per elogiare l’impegno delle organizzazioni umanitarie che ogni giorno salvano molti migranti e per sostenere che dovrebbe essere istituito alla luce del sole un corridoio umanitario per rendere più efficaci e trasparenti le operazioni di soccorso dei profughi in mare.

Abbiamo quindi sostenuto esattamente l’opposto di quello che Dal Lago ci attribuisce.

Forse il professore avrebbe evitato di fare una meschina figura se, invece di costruire assurde e fantasiose teorie sulla base di un solo servizio (oltretutto mal visto), avesse fatto lo sforzo di seguire anche i due successivi.

L’ufficio stampa di Striscia la notizia

La replica di Alessandro Dal Lago

Striscia sostiene di aver elogiato il lavoro delle Ong, il 23 marzo. Ma ormai la pessima frittata era fatta. Milioni di telespettatori hanno appreso, il 10 marzo, che le navi delle Ong convergono «curiosamente» su un tratto di mare a poca distanza dalla costa libica. «Come mai?», chiede l’inviata Rajae Bezzaz al blogger che avrebbe scoperto l’inghippo. «Perché probabilmente c’è un business», risponde l’ambizioso giovanotto, che si vanta di aver svolto ricerche sul Web.

In altri termini si avanza esplicitamente l’ipotesi che esista qualche interesse delle Ong nel salvataggio dei migranti al largo delle coste libiche.

Sono accuse gravissime che le Ong hanno smentito il 31 marzo in una dichiarazione congiunta a Bruxelles (che evidentemente Striscia ignora), chiedendo che in questi casi si producano prove, che ovviamente non esistono.

Infatti, tutto si basa su un video, postato su Youtube dal suddetto blogger in cui si fa pubblicità al libro di Mario Giordano «Profugopoli». Quanto alla stampa nazionale, che avrei ignorato, mi basta citare i titoli del Giornale, da cui risulta che Striscia avrebbe «smascherato» il business delle Ong.

Per finire, il procuratore di Catania ha negato qualsiasi indagine giudiziaria sulla questione.

Insomma, la precisazione di Striscia non smentisce nessuna delle mie affermazioni ma conferma, né più né meno, la bufala. Una bufala costruita, oltretutto, abbastanza male, anche se capace di causare gravi danni agli esseri umani.

E quindi, chi ha fatto la figura meschina?

Alessandro Dal Lago