Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini l’aveva detto pochi giorni fa: «In Italia deve aumentare la spesa militare». E ieri la Camera, con una insolita compattezza della maggioranza, ha votato un ordine del giorno (collegato al decreto Ucraina) che impegna il governo a «avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2% del Pil (oggi è all’1,5%, ndr), dando concretezza a quanto affermato dal presidente del Consiglio il 1 marzo e predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo».

L’esecutivo, in pratica, è stato impegnato dalla Camera «ad incrementare alla prima occasione utile il Fondo per le esigenze di difesa nazionale». Parere favorevole del governo all’odg proposto dal leghista Roberto Paolo Ferrari, e sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza della commissione Difesa (compresi Pd e M5S). La Lega ne ha comunque chiesto la votazione che si è conclusa con una approvazione a larghissima maggioranza.

SECONDO L’OSSERVATORIO Milex sulle spese militari a regime si passerà dagli attuali 25 miliardi l’anno (68 milioni di euro al giorno) a 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno). Contro questo aumento si è schierato in aula  Nicola Fratoianni di Sinistra italiana (in Leu tutti i presenti hanno votato a favore dell’odg, da Bersani, a Fornaro e Fassina, contrario Nico Stumpo, assente il ministro Speranza): «13 miliardi di aumento sono una scelta scriteriata», protesta Fratoianni, che ricorda come il governo Draghi abbia «previsto un taglio di 6 miliardi alla spesa sanitaria per gli anni 2023 e 2024».

CONTRARIO ANCHE IL NEONATO gruppo di Europa Verde, che conta 4 deputati, e parla di una «richiesta vergognosa». «I 27 paesi dell’Ue già oggi, secondo i dati SIPRI di Stoccolma, spendono 233 miliardi di dollari l’anno in spese per gli armamenti, più del triplo di quello che spende la Russia. In questi anni le spese militari sono cresciute del 9,6%: si tratta di una scelta eticamente inaccettabile di fronte alla grave crisi sociale e ambientale», spiegano i portavoce verdi Angelo Bonelli e Eleonora Evi.

Un convinto no in aula è arrivato anche dalle 4 deputate del gruppo ManifestA (Doriana Sarli, Yana Ehm, Silvia Benedetti e a Simona Suriano), nato qualche settimana fa e gemellato con Rifondazione e Potere al Popolo. «Il voto della Camera dimostra che in Parlamento c’è il partito unico della Nato e della guerra. Inutile perdere tempo con il bipolarismo che è solo una truffa. Sulle questioni essenziali sono sempre d’accordo», dice il segretario del Prc  Maurizio Acerbo.  «Portare la spesa militare a 38 miliardi annui offende la nostra Costituzione e milioni di italiane/i che da anni subiscono le conseguenze dei tagli alla spesa sociale e sanitaria».

MENTRE LA LEGA PARLA di «risultato storico», e il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè di Forza Italia plaude all’«ulteriore passo avanti delle spese per la difesa che garantisce al paese una capacità di deterrenza e protezione», nei 5 stelle è calato il gelo. L’odg porta la firma del presidente della commissione difesa Gianluca Rizzo e del capogruppo Giovanni Luca Aresta (entrambi vicini al ministro Di Maio), ma Conte (e con lui la maggioranza dei senatori 5S) ha un’opinione diversa.

«Sarò controcorrente, ma non credo che questo sia il momento per puntare a investimenti nella difesa non preventivati, anche perché non è con una reazione emotiva a caldo che si risolve il problema dell’Ucraina», ha detto il capo 5S il 9 marzo al Tg2 Post. «Ora abbiamo altri problemi, il caro bollette, il caro energia, una sofferenza economica che si trascina ancora dopo due anni di pandemia e che si sta acuendo. Dobbiamo quindi puntare agli investimenti green, nella ricerca, istruzione e sanità, non su nuovi armamenti».

«L’odg votato risponde a un impegno preso dai paesi Nato nel 2014», replica Aresta al manifesto. «Negli ultimi anni la spesa per la difesa è stata altalenante, ora è il momento di arrivare al 2% della spesa come chiede Stoltenberg e ha detto anche Draghi: il che non vuol dire spendere solo per le armi ma anche per il personale civile. Se puntiamo a una difesa comune europea il nostro apparato militare va efficientato. Il M5S? Oggi è una forza matura e responsabile, anche in tema di difesa».

IN CASA PD NON SEMBRANO esserci dubbi: «Siamo conseguenti a un impegno preso da tempo in sede Nato», dice al manifesto il capogruppo Alberto Pagani. «Dal 2019 la spesa è salita da 21,4 a 25,9 miliardi e l’obiettivo è alzarla ancora gradualmente perché è sottodimensionata. La direzione è quella di investire in ricerca e tecnologia, dai droni ai satelliti alla cyber sicurezza: questi investimenti hanno ricadute positive anche nel settore civile e aiutano la nostra industria. Di solito le spese militari sono invise alla pubblica opinione, credo che di fronte alle minacce attuali che arrivano dalla Russia l’opinione pubblica sia più sensibile verso la necessità di investire in questo settore». Dai vertici dem la conferma: «In una fase come questa è inevitabile aumentare le spese per la difesa».