Per Michele Emiliano è la notte più nera in vent’anni di vita politica, prima da sindaco di Bari e poi da governatore: molto peggio di quando nel 2012 un imprenditore indagato gli regalò un cesto natalizio con astici e cozze pelose. Lo schiaffo di Conte in pubblico con l’uscita dalla giunta, poi compensato da un colloquio «cordiale» con il consiglio di istituire un assessorato alla legalità, è solo la punta dell’iceberg di un assedio che arriva dagli ex colleghi magistrati.

NON È TANTO IL PESO delle singole inchieste, alcune rispuntate all’improvviso dopo anni “in sonno” (come quella che sui fratelli Pisicchio), ma il succedersi di indagini e arresti che, come confida un esponente del centrosinistra, «fa sembrare Bari come la Palermo degli anni di Ciancimino». Un clima irrespirabile, che ha offerto l’occasione a Conte di fare il beau geste di sbattere la porta e di colpire una volta ancora Schlein. Ma che fa anche tremare la maggioranza che governa la Puglia. Certo, i 5 stelle si erano accodati dopo aver perso le elezioni del 2020 e i loro 4 consiglieri non sono indispensabili per tirare fino al 2025. Ma ieri anche Sinistra italiana con Nicola Fratoianni ha chiesto di «resettare la giunta». «Serve un atto di discontinuità, non possiamo far finta che non sia successo niente».

ANCHE I TRE CONSIGLIERI regionali di Azione manifestano insofferenza: «Non si può continuare così. Se qualche mese ancora di governo dobbiamo fare è opportuno farlo con onore e facendo pulizia». «Cosa avevamo detto negli ultimi anni, inascoltati, sbeffeggiati e osteggiati?», dicono gli uomini di Calenda. «Tutti i nodi stanno venendo al pettine. Avevamo chiesto di smantellare le mille fabbriche del potere, con le loro burocrazie, riti e sistemi asfissianti: un sistema opaco, composto da camarille e giannizzeri, sono stati anni di supplizio». Parole da forza di opposizione

IL PD SOFFRE PIÙ DI TUTTI gli altri. Cadono le prime teste. Dopo le dimissioni e l’addio dell’assessora Maurodinoia (il marito Cataldo è stato arrestato per compravendita di voti), ieri sono arrivate le dimissioni irrevocabili del capogruppo in regione Filippo Caracciolo, rinviato a giudizio con l’accusa di aver pilotato un appalto in cambio di favori. Lui si era già dimesso mesi fa, ma il gruppo gli aveva chiesto di restare. «C’è qualcuno che sta tentando di gettarmi in mezzo alla mischia, sfruttando una vicenda che nulla ha a che fare con quelle che da settimane stanno occupando le cronache». Si autosospende dal gruppo dem Michele Mazzarano, condannato in via definitiva a 9 mesi per corruzione elettorale: «C’è una evidente strumentalizzazione politica, il Pd non è un covo di delinquenti e malfattori».

LA LINEA DI SCHLEIN è netta: fuori tutti quelli che possono ledere l’immagine del partito. La segretaria non parla in pubblico del caso Puglia, ma fa sapere di essere «fortemente irritata» e di aver chiesto al Pd pugliese «massimo rigore e atti concreti» e ad Emiliano «un netto cambiamento di fase». Andrea Orlando avvisa Conte: «Fermiamoci, a cavalcare la tigre ci si rimane sopra. Il problema non si affronta scagliandolo contro gli altri, ma con una vera riforma dei partiti: nella scorsa legislatura metà dei parlamentari 5S hanno cambiato casacca, molti di loro oggi fanno i lobbisti»

EMILIANO, DAL CANTO SUO, fa sapere di voler convocare una riunione di maggioranza. Ma non pare incline all’idea di resettare la sua squadra. «Il rispetto della legalità e delle regole è un principio che è da sempre alla base della nostra attività politica e amministrativa», dice. «Siamo sempre stati pronti a denunciare irregolarità, a trasmettere in procura notizia di ogni situazione opaca». Di più: «Spesso le inchieste partano proprio dalle nostre segnalazioni». Insomma, «le parole di Conte sulla legalità «sono corrispondenti ai valori che hanno ispirato la mia intera vita. Non era indispensabile l’uscita del M5S dalla giunta per ribadire i nostri comuni convincimenti. Con Conte non abbiamo parlato di eventuali nuovi assessorati».

Anche i dem pugliesi chiedono una verifica. Il segretario Domenico De Santis annuncia la convocazione di tutti gli organismi, la segreteria e la direzione del Pd pugliese, il gruppo in regione. «A Emiliano chiediamo di convocare una riunione di maggioranza per avviare una verifica di governo e valutare il rilancio dell’azione amministrativa per un patto di fine legislatura». Quanto ai dem nei guai con la giustizia, «non possiamo fare sconti», dice De Santis.

IL QUADRO PUGLIESE è in continua evoluzione. Senza i 5s Emiliano può ancora contare su 28 consiglieri su 51. Ma tra questi 28 ci sono anche i tre dem che sono stati allontanati. Cui si somma il malessere dei 3 di Azione. Difficile che questo equilibrio possa reggere ad altre inchieste. In questa situazione passa sullo sfondo la vicenda del candidato del centrosinistra a Bari. Conte dice di voler continuare a sostenere l’avvocato Laforgia (che ha rinunciato a difendere Pisicchio in tribunale). Fratoianni continua a cercare un terzo nome che possa riunire i progressisti, ma la sua missione appare sempre più in salita. I dem restano su Vito Leccese. La destra gode e parla di «epilogo politico e morale di Emiliano e Decaro».