La tregua, non la pace. Ma può bastare in una prospettiva, politica ed energetica per il futuro. È l’eredità di Angela Merkel all’Europa. Questo significa l’accordo tra Stati uniti e Germania per il completamento del raddoppio del gasdotto Nord Stream 2 con la Russia. E tutto questo, come riportava ieri il manifesto, mentre Usa, Ucraina, Lituania e Polonia hanno iniziato, per la prima volta, manovre militari nella regione ucraina di Leopoli. Un altro passo verso il processo di integrazione di Kiev nella Nato che Mosca giudica come un’ennesima provocazione.

L’Europa deve parlare con la Russia, aveva dichiarato Merkel al Consiglio europeo di giugno. È la sua visione di indipendenza dell’Europa. «Dialogare con Putin – aveva detto allora – sarebbe un’espressione di sovranità per l’Ue», un’Unione che però intanto rinunciava a un vertice con Mosca sulla spinta delle pressioni venute dall’Est ma anche dalla Francia di Macron.

QUESTA POSIZIONE della cancelliera era stata al centro anche del suo ultimo discorso al Bundestag, entrato il 16 giugno in pausa estiva in vista delle elezioni del 26 settembre, quando ci sarà il suo passo d’addio ufficiale. «I capi di stato e di governo devono creare formati di dialogo con Mosca», aveva scandito Merkel perché «il modo migliore per risolvere il conflitto, l’abbiamo visto nell’incontro del presidente degli Stati Uniti con Putin, è parlare l’uno con l’altro».

È questa posizione, ribadita negli anni da Merkel con tetragona determinazione, che ha permesso a Berlino di resistere alle continue pressioni di tre amministrazioni americane – da Obama a Trump a Biden – per cancellare la pipeline che scorre sotto il Baltico per oltre 1.200 chilometri e ormai completata al 98% con un costo di 10 miliardi di dollari. In questi anni sono state imposte dagli Usa sanzioni alle aziende europee che lavoravano al Nord Stream 2, al consorzio internazionale guidato dalla russa Gazprom, ai dirigenti coinvolti.

L’INTENTO STATUNITENSE è stato tutt’altro che ecologico: il problema strategico era ed è quello di vendere il proprio gas liquido all’Europa, a cominciare dalla Polonia. Lo stesso Biden, che pure ha ceduto dando il via libera, ha continuato ieri a definire questa intesa tra Germania Russia sul Nord Stream 2 un «cattivo accordo». Il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, si è poi vantato «che l’amministrazione Biden in questi sei mesi ha imposto più sanzioni al consorzio del gasdotto di quella di Trump».

Al coro negativo si è aggiunto il sottosegretario di Stato Victoria Nuland che nel 2014, prima dell’annessione della Crimea alla Russia, nell’intercettazione di un dialogo con l’ambasciatore Usa a Kiev pronunciò il suo famoso «vaffa» all’Unione europea: «Fuck the EU», per dichiarare l’intenzione americana di tenere ai margini l’Unione nella ricerca di una soluzione alla crisi ucraina.

È in questo clima di aspra ostilità – per nulla finita da parte Usa che minacciano nuove sanzioni se Mosca «ricatta l’Ucraina» – che l’accordo, scongiurando una crisi diplomatica tra la Casa Bianca e Berlino, è stato accolto con ovvia soddisfazione in un dialogo telefonico tra Merkel e Putin. Mosca ha tenuto a ribadire che si tratta di «un’intesa commerciale vantaggiosa per la Germania e l’Europa».

PER LA GERMANIA il raddoppio di Nord Stream – il cui primo ramo è operativo dal 2011 – è in ogni caso fondamentale per il fabbisogno energetico di Berlino che, dopo aver rinunciato all’energia nucleare, dovrà abbattere anche il ricorso al carbone per rispettare i limiti europei alle emissioni di gas serra. La transizione ecologica non può avvenire senza passi intermedi, sottolinea il governo tedesco.

Fatto rilevante, l’intesa impegna la Germania a finanziare la transizione «verde» dell’Ucraina (che potrebbe perdere 3 miliardi di diritti di transito sul gas russo) con un fondo da un miliardo di dollari e negoziare con Mosca un prolungamento oltre il 2024 del passaggio di gas russo attraverso il territorio di Kiev, con l’obiettivo di un’estensione di altri dieci anni del contratto con Naftogaz, dove tra l’altro lavorava Hunter Biden, il chiacchierato figlio del presidente.

Le rassicurazioni però non bastano a Kiev. I ministri degli esteri di Ucraina e Polonia, Dmytro Kuleba e Zbigniew Rau, hanno affermato che «una simile decisione ha creato ulteriori minacce politiche, militari ed energetiche per l’Ucraina e l’Europa centrale».

Ma intanto ci siamo risparmiati la sceneggiata dell’inviato della Casa Bianca Amos Hochstein, ex ufficiale dell’esercito israeliano e membro del consiglio del colosso energetico ucraino Naftogaz, che doveva venire in Europa per far saltare il Nord Stream 2, così come all’epoca, nel 2014, era fallito il South Stream, il gasdotto di Eni-Gazprom poi sostituito dal Turkey Stream, una pipeline realizzata con l’accordo tra Putin ed Erdogan. Mutti, mammina Merkel, ha vinto la partita che noi abbiamo perso.