«Lo voglio dire molto chiaramente, per me non esistono piccoli e grandi giornali. Esiste il pluralismo. E basta. Lo dico con la mente libera proprio al manifesto, che non è certo un giornale vicino alle nostre posizioni». Alessandro Morelli, presidente della commissione Trasporti della Camera e responsabile della Lega sull’incandescente materia dell’editoria, boccia senza giri di parole l’emendamento Varrica presentato dai 5 Stelle alla manovra: «Il taglio dei contributi diretti, se ci deve essere, deve essere molto graduale nel tempo, perché dietro le testate ci sono persone, aziende, famiglie, che non possono vivere nell’incertezza o con l’incubo di improvvise tagliole».

La convince l’idea del tetto assoluto ai contributi immaginato dai 5 Stelle a 500mila euro?

È una cifra che copre il costo di appena 8 giornalisti, è chiaro che non può essere adatto a testate più grandi come la vostra o come Avvenire.

Cosa condivide con i 5 Stelle?

Condivido che la riforma del sistema dei contributi vada fatta, che se ci sono risparmi da fare vadano fatti, che il denaro dei contribuenti vada speso bene, che il futuro dell’informazione sarà digitale. Quindi pensiamo a un investimento dello stato a fronte di un grande obiettivo pubblico come la digitalizzazione e l’approccio alla tecnologia 5G che a prescindere dalle volontà dei singoli o dei partiti sarà una realtà rivoluzionaria a partire dal 2022 che, in questo settore, significa domani.

E cosa vi divide invece?

Ci divide radicalmente invece l’idea dell’azzeramento del sostegno pubblico, ma mi pare che su questo punto anche i 5Stelle stiano elaborando un ripensamento anche grazie all’impegno del mio partito. Nella legge di bilancio i tagli all’editoria sono già molto importanti, per esempio vengono aboliti i contributi indiretti, con un risparmio di oltre 30 milioni.

La settimana prossima la commissione Bilancio voterà l’emendamento Varrica, cosa può succedere secondo lei?

È chiaro che quel testo è irricevibile e non può essere approvato. L’idea del tetto e del taglio del 90% dal 1 gennaio 2019 è del tutto impraticabile. Devo dire che ho trovato nel sottosegretario Crimi un interlocutore attento. Si può lavorare a una soluzione molto più graduale nel tempo e, nel frattempo, disegnare una legge delega che dia certezze a tutto il sistema. Lo ripeto: un sistema in cui la Lega non discrimina tra giornali locali e giornali nazionali.