Tra Pd e 5 stelle i rapporti sono sempre più tesi. Dopo aver fatto saltare le primarie a Bari (per un’inchiesta sulla compravendita di voti che ha portato alle dimissioni dell’assessora regionale Maurodinoia del Pd), Giuseppe Conte ieri è tornato a caricare i dem rivolgendosi a Schlein: «Decida se trasformare il Pd o se lasciarsi trasformare dal vecchio Pd» .

L’OFFENSIVA PARTE DALLE inchieste che in Puglia e in Piemonte hanno riguardato esponenti dem, e diventa per Conte una strategia: usare la clava giudiziaria per delegittimare il potenziale alleato in vista delle europee. Uno schema che ha messo in imbarazzo Schlein, fin qui «testardamente unitaria» con i 5s anche a costo di cambiare il candidato presidente in Basilicata (Marrese al posto di Chiorazzo, si vota il 21 aprile). Le parole di Conte hanno scatenato la contraerea della minoranza dem, da Giorgio Gori a Pina Picierno e Alessandro Alfieri che invitano il partito a reagire con la «schiena dritta». «Come si permette?», s’infuria il sindaco di Bergamo e prossimo candidato elle europee. «Il Pd è fatto da migliaia persone per bene. Un partito con un minimo di spina dorsale non dovrebbe consentire a nessuno di parlare così». Piero De Luca rincara: «Evitiamo di farci fare l’esame del sangue dal M5s». Bonaccini invita i 5s a «evitare l’isolamento» e ribadisce che «senza il Pd è impossibile pensare di battere la destra». Ma, dice il governatore emiliano, è ora di mettere un punto: «Elly ha fatto bene a porre al centro il fatto che non si può continuare ogni giorno a ballare».

IL BALLETTO È QUELLO dell’alleanza con il M5S, che negli ultimi due mesi ha oscillato dai fasti della Sardegna a fine febbraio fino al disastro di Bari degli ultimi giorni. Con accuse reciproche che prefigurano la fine dell’alleanza giallorossa. «Con Schlein non ci siamo sentiti, ma non ne facciamo una questione personale, basta con la rappresentazione dei litigi tra leader. Qui si parla di principi, di valori, di politica», ha insistito ieri Conte. «Il concetto di lealtà deve essere maneggiato con cura per l’igiene della politica. Dobbiamo essere leali coi valori che declamiamo: di fronte a inchieste che toccano l’inquinamento del voto e scambi di favori con la malavita, penso che la politica non può mettere la testa sotto la sabbia, altrimenti sarebbe una politica malata».

CONTE NON MOLLA L’OSSO, parecchi dem gli ricordano il suo silenzio sulla condanna 8 anni di Marcello De Vito, che per i 5s guidò il consiglio comunale di Roma. «Prima di fare lezioni di moralità a destra e a manca, Conte valuti se sia eticamente raccomandabile l’opportunismo di fare e disfare accordi politici per calcolo elettorale», attacca Debora Serracchiani. E Pier Luigi Bersani, che gli è amico, lo incalza. Prima spiega che il Pd «ai margini subisce ancora fenomeni di degrado della politica». Poi lo affronta a muso duro: «A chi chiede a Schlein se vuole confermare il vecchio Pd si potrebbe domandare se Conte vuole rifare il partito del “vaffa”. Occorre abbassare i toni perché la gente sta rischiando un rischio atomico e subendo una destra che sta rompendo nel profondo i legami sociali: quindi c’è bisogno di reagire, non di litigare. Un eccesso di battibecco con argomenti duri può creare solchi non rimontabili reciprocamente tra pezzi di elettorato».

TRA I DEM SALE ANCHE la preoccupazione che le inchieste forniscano a Schlein l’occasione per avere mano libera per le liste europee nel nome della pulizia. Insorge Pina Picierno: «Tutto serve, tranne che usare la questione morale come una clava per dire “ok, ora comando io”». Ma anche a sinistra Gianni Cuperlo (e non solo) chiede alla leader di evitare la solita demagogia contro le correnti che «non devono essere additate come la fonte di ogni regressione etica». Nel frattempo i dem in Campania, sotto la guida del commissario Antonio Misiani (e con il coordinamento dell’ex procuratore antimafia Franco Roberti), hanno approvato un regolamento per le candidature alle elezioni che prevede verifiche mirate sulla possibili incandidabilità in riferimento al codice etico del partito ed a quello di autoregolamentazione della Commissione Antimafia. Il regolamento prevede anche l’obbligo di «denunciare eventuali tentativi di condizionamento, di voto di scambio, intimidazione, corruzione e concussione», prima e durante il mandato elettivo. L’obiettivo di Schlein è estendere il regolamento a tutta Italia.