La Conferenza delle donne del Pd ha eletto portavoce Roberta Mori, esponente della Direzione del partito, ex consigliera regionale e portavoce delle donne democratiche dell’Emilia-Romagna. Dopo l’elezione Mori ha reso omaggio a Nilde Iotti, «che ha nutrito di senso politico il mio impegno», e alle 21 donne dell’Assemblea Costituente, aggiungendo che «la leadership femminista di Elly Schlein è un’opportunità di profonda trasformazione per costruire l’alternativa alla destra reazionaria, ma Elly da sola non ce la fa, ha bisogno di noi».

La stessa Schlein incalza: «L’elezione per la prima volta di una segretaria nazionale donna non sana le ferite e non risolve i problemi sui territori, è soltanto insieme che cambieremo metodo e trasformeremo questo in un partito davvero femminista». E chiede dunque di «cambiare pratiche anche sui territori: esercitate la vostra libertà anche contro il partito quando sbaglia».

Se Giorgia Meloni dall’Umbria parla di «record» di occupazione femminile e «questa è la vera parità», Schlein ricorda che in Francia costituzionalizzano l’aborto, mentre «le regioni governate dalla destra impediscono la pillola abortiva dentro i consultori: è necessario fissare una percentuale obbligatoria di medici non obiettori in tutte le strutture». E sottolinea: «C’è differenza tra leadership femminile e femminista, Meloni lo sa bene», e «rinunciare a declinare al femminile le nostre professioni è una occasione persa per affermare il ruolo di tutte le donne nella società e nell’economia. Non capirlo significa dare per scontato che quella posizione sia per lo più ricoperta dagli uomini».

La scelta di arrivare a una candidatura unitaria (inizialmente anche la senatrice Valeria Valente aveva depositato le firme), per la segretaria è «un esempio per tutto il Pd a livello nazionale. Lo useremo in tutte le sedi in cui sarà utile comporre le differenze. Avete dimostrato come si possono valorizzarle senza alcuna esibizione di muscolarità».