La New York University e la New School hanno chiesto alla polizia di sgomberare gli studenti che continuavano a manifestare nei loro campus, dopo che più cicli di trattative sono falliti. Per la Nyu «l’accampamento è diventato sempre più insostenibile per la comunità dell’università e per il quartiere in cui abitiamo».

GLI SGOMBERI delle due università sono avvenuti alle 7 del mattino, anticipati da un forte rumore di elicotteri. Entrambe si trovano nel Greenwich Village, a una dozzina di isolati l’una dall’altra, in una situazione simile a quella vista pochi giorni fa nel Upper West Side, con la Columbia e la Cuny sgomberate la stessa notte e poco distanti l’una dall’altra.
Gli studenti della Nyu hanno convocato una manifestazione nel pomeriggio e la New School deve confrontarsi con il fatto che, nonostante l’università «abbia chiesto di permettere ai compagni studenti di entrare nella loro residenza, i manifestanti non si sono dispersi».

Mentre scriviamo alla New School sono state arrestate 43 persone e 13 alla Nyu. Storicamente, la New School è sempre stata vicina alle idee di sinistra, «all’attivismo universitario, all’impegno civico e al cambiamento sociale», come è scritto orgogliosamente nella loro presentazione, ma questa mossa non sembra in linea con quanto ha sempre sostenuto. «Non sembra nemmeno la stessa università dove mi sono laureato l’anno scorso» afferma Seth, che è tornato al suo vecchio college per dare sostegno agli studenti in mobilitazione.

Dopo lo sgombero della Columbia l’entrata del campus è rimasta presidiata da una decina di poliziotti e resterà così almeno fino alle lauree, mentre si è diffusa la notizia che durante lo sgombero un agente ha incidentalmente sparato un colpo di pistola all’interno della Hamilton Hall. Il poliziotto stava attraversando un’area buia ed utilizzava un’arma da fuoco «dotata di torcia» per illuminare la strada, quando ha sparato «accidentalmente» colpendo un muro. Il portavoce della polizia ha ribadito che il colpo è partito solo in presenza di altri agenti, ma l’incidente ha evidenziato che la possibilità di un’escalation è tutt’altro che remota.

CONTINUA anche la disparità di trattamento per gli studenti delle università private e pubbliche: dopo gli sgomberi di martedì gli arrestati alla Cuny sono accusati di «reati», felony, mentre quelli alla Columbia di «reati minori», misdemeanor.
«Nessuno dovrebbe essere accusato di nulla, ma è una parodia che gli studenti più poveri e razzializzati portino il peso di questa lotta» ha scritto su X l’antropologo Nick Glastonbury.
Dalla parte degli studenti si stanno anche schierando i sindacati. A Los Angeles il sindacato più grande dei dipendenti dell’Università della California ha dichiarato di star preparando uno sciopero per rispondere al trattamento degli studenti della Ucla che protestavano contro la guerra a Gaza. L’annuncio da parte della United Auto Workers Local 4811, che rappresenta circa 48.000 studenti laureati, assistenti didattici, ricercatori e studenti lavoratori in tutto lo stato, è arrivato poche ore dopo l’arresto di circa 200 studenti in protesta.

CON LORO si è schierata anche la commissione del premio Pulitzer che ha elogiato gli «innumerevoli sforzi» fatti dagli studenti giornalisti che stanno raccontando le proteste e le repressioni delle proteste nei campus. Il consiglio del premio ha sottolineato che gli studenti si stanno esponendo «a grandi rischi, sia personali che accademici». In special modo gli studenti di giornalismo della Columbia che «nello spirito della libertà di stampa, hanno lavorato per documentare un importante evento di cronaca nazionale in circostanze difficili e pericolose e a rischio di arresto».