«È la prima volta che partecipo a una manifestazione – dice Marta, 15 anni, studentessa di un liceo romano – sono venuta perché ho sentito che saremmo stati tanti, che c’è un risveglio tra noi giovani». Dalla metro Colosseo ai piedi del Vittoriano, dove è in corso il concentramento per il Climate strike, c’è un fiume di gente. Cartelli e striscioni colorati sono accompagnati dai profumi di una primavera precoce. Un buon auspicio per i giovanissimi impegnati in questa giornata di lotta.

«CI SIAMO ISPIRATE alle azioni di Greta Thunberg, la ragazza svedese che da mesi protesta davanti al parlamento del suo paese – racconta Chiara, 16 anni – Lei ci ha chiamato a partecipare a questa protesta. Ci sembrava giusto non lasciarla sola». Più che un corteo o un presidio, la mobilitazione ha la forma di un’adunata irregolare. L’angolo da cui si danno la staffetta gli studenti che intervengono al microfono, tutti tra i 9 e i 24 anni, è inghiottito dalla folla. L’audio è basso e non riesce a superare le prime file. La protesta è spontanea e i numeri hanno oltrepassato ogni attesa. Ragazze e ragazzi arrivano in gruppi di amici o con i collettivi delle scuole più organizzate. Gli studenti di Roma sud cantano dietro a due lunghi striscioni e una bandiera No Tav. Dalla Sapienza e Roma 3 si riversano due biciclettate aperte da un risciò addobbato di verde. I più piccoli sono venuti in piazza con i genitori o con le maestre delle scuole elementari e medie.

«AS THE OCEANS WE RISE» dice ironicamente un cartello: «Come gli oceani ci solleviamo». A guardare la piazza dall’alto la sensazione è di una rivolta felice. Le questioni sollevate, però, sono più serie che mai. Il rapporto delle Nazioni unite Global Environmental Outlook 2019 indica che nel mondo un quarto delle morti è causato dall’inquinamento.

RIMANGONO APPENA 12 ANNI per fermare il surriscaldamento globale sotto gli 1,5 gradi in più rispetto all’era preindustriale. Lo dice il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu (Ipcc). Dopo sarà troppo tardi e la catastrofe diventerà inevitabile. «Se non facciamo qualcosa, tra 20 anni io e i miei figli vivremo in un mondo orribile – afferma Jacopo, 19 anni, del liceo Righi – Ci saranno problemi economici, intere zone desertificate, migrazioni climatiche enormi, farà caldo e sarà difficile respirare».

L’urgenza di invertire la rotta sulla questione ambientale riecheggia tra i partecipanti di tutte le età. «Noi non possiamo fare molto, sono i grandi che devono agire. Non si può continuare a inquinare così tanto il pianeta» dicono interrompendosi a vicenda due bambine di 9 anni che frequentano la scuola elementare. Le piazze dei Fridays for Future rendono visibile anche la coscienza politica dei bambini, che in un presente caotico si mostra in tutta la sua innocente lungimiranza.

TRA GLI SLOGAN E I CARTELLI serpeggia una critica diffusa alle politiche di questo governo e di quelli precedenti. «È la prima volta che vedo i licei romani tutti uniti in piazza, anche quelli meno politicizzati – dice Sara, 15 anni del liceo scientifico Talete – È una protesta trasversale agli schieramenti politici perché il problema coinvolge tutti». La classe dirigente è sotto accusa e sono individuati con chiarezza gli interessi in gioco. «I politici continuano a favorire le lobby dei combustibili fossili e del petrolio perché sono le più potenti a livello economico. A loro l’ambiente non interessa, tanto tra qualche anno non ci saranno più» afferma Sofia, 17 anni, del liceo internazionale Saint Stephen.

IL FUTURO DEL PIANETA è avvolto dall’incertezza ma la giornata di ieri è di quelle che segnano la storia. A livello globale hanno manifestato milioni di persone. L’hashtag #FridaysForFuture è rimbalzato da Honolulu a Sidney, da La Paz ad Abuja, da Mumbai a Montreal, passando per Berlino e Washington. Le piazze si sono riempite in oltre 100 paesi e in più di 2mila città. In Italia le manifestazioni sono state circa 170. La prossima settimana è in programma un altro grande appuntamento per mantenere alta la pressione sui temi ambientali. Il 23 marzo sfilerà a Roma la «Marcia per il clima e contro le grandi opere».

«ADESSO SANNO che noi sappiamo – dice Elisa, 16 anni – che siamo consapevoli di quello che sta succedendo al pianeta e siamo intenzionati a cambiarlo».