L’operazione contro Fani Willis – la procuratrice della Georgia che ha incriminato Donald Trump per il suo tentativo di ribaltare il risultato elettorale nello stato Usa – ha dato i suoi frutti. Ieri una corte d’appello georgiana ha stabilito che dovrà valutare la decisione di mantenere Willis alla testa del processo contro l’ex presidente.

Quella che può sembrare una minuzia giudiziaria ha in realtà un enorme impatto, di fatto decretando che dei quattro processi penali contro Trump, l’unico ad arrivare a una sentenza prima delle elezioni di novembre sarà quello in corso a New York per falsificazione dei libri contabili, il meno grave rispetto ai due (uno federale e uno statale, appunto in Georgia) per il tentato golpe del 2021 e a quello per aver rubato migliaia di documenti, tra cui molti top secret, dopo aver lasciato la Casa bianca.

Dopo che nell’agosto 2023 un gran giurì di Fulton County – la contea della capitale Atlanta – aveva deciso di incriminare Donald Trump e altre 18 persone (fra cui Rudy Giuliani) per aver cospirato al fine di ribaltare i risultati elettorali del 2020, dal team legale dell’ex presidente era partito il consueto fuoco di fila di appelli. A rivelarsi vittorioso quello contro la procuratrice Fani Willis, accusata di conflitto di interessi per aver avuto una relazione sentimentale con l’assistente procuratore incaricato di seguire il caso: Nathan Wade. Un giudice, Scott McAfee, aveva stabilito che a Willis sarebbe rimasto l’incarico di gestire il caso se Wade se ne fosse allontanato, e puntualmente poche ore dopo erano arrivate le sue formali dimissioni. Una decisione contro la quale hanno fatto subito appello i legali di Trump, accolto ieri dalla Corte d’appello.

L’annuncio dell’ormai inevitabile posticipazione del processo di Atlanta arriva appena un giorno dopo la decisione – in Florida, dove ha sede il caso sui documenti rubati e portati da Trump nella sua tenuta di Mar-a-Lago – di rimandare indefinitamente il secondo processo aperto dal procuratore speciale del Dipartimento di giustizia Jack Smith. A prenderla la giudice che presiede il caso (di nomina trumpiana) Aileen M. Cannon, che ha accolto una mozione della squadra legale dell’ex presidente ribaltandone una presa da lei stessa in cui stabiliva che entro il 9 maggio gli avvocati di Trump  avrebbero dovuto inviare una lista dei documenti che intendono presentare alla giuria per la difesa del candidato repubblicano alle elezioni. Ora tutto è rimandato a data da destinarsi, mentre si aspetta entro giugno il pronunciamento della Corte suprema sull’immunità di Trump nel caso federale  per il tentato golpe culminato nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.