Donald Trump ha chiarito agli Usa e al resto del mondo la reazione americana agli attacchi missilistici di Teheran contro le forze statunitensi in Iraq. Trump ha parlato di nuove sanzioni economiche all’Iran, ma non ha richiesto ulteriori azioni militari in risposta, visto che nessun americano è morto a causa dell’attacco iraniano.

«LE NOSTRE GRANDI FORZE americane sono pronte a tutto», ha detto il presidente. «L’Iran sembra retrocedere, il che è una buona cosa per tutte le parti interessate e una buona cosa per il mondo – ha continuato Trump – Nessuna vita americana o irachena è andata persa e ci sono stati danni minimi. Le nazioni hanno sopportato troppo a lungo le azioni distruttive dell’Iran. Quei giorni sono finiti».

La causa di questa crisi, nelle parole di Trump, è da ricercarsi nell’accordo voluto da Obama, l’Irandeal dal quale gli Usa si sono ritirati e dal quale Trump ha chiesto ad altri paesi di recedere. Le sanzioni immediate di cui Trump ha parlato e che «resteranno finché (l’Iran) non cambierà atteggiamento» non sono ancora state dettagliate ma il presidente Usa ha specificato di volere chiedere alla Nato «di essere più coinvolta nel processo mediorientale».

UNA RICHIESTA BIZZARRA, considerando che Trump ha spesso attaccato e delegittimato l’alleanza atlantica. «Gli Stati Uniti sono pronti ad abbracciare la pace con tutti coloro che la cercano. Non vogliamo far ricorso alla nostra forza militare contro l’Iran», spingendosi a far riferimento alle «priorità condivise» con Teheran, prima fra tutte la lotta contro Isis.

Nelle ore successive alla risposta iraniana alcuni analisti hanno espresso cauto ottimismo sul fatto che questa potesse essere la fine del conflitto, piuttosto che l’inizio di uno scontro più ampio che avrebbe potuto trasformarsi in una guerra vera e propria.

Questa ipotesi favorevole parrebbe confermata: il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha dichiarato che l’Iran ha «concluso misure proporzionate» come punizione per la morte del generale Soleimani, e la risposta di Trump sembra indicare un’apertura a lasciar cadere la cosa senza ulteriori rappresaglie visto che non sono state riportate vittime. Gli analisti hanno avvertito, però, che anche se le due parti dovessero riuscire a evitare un ulteriore scontro militare a breve termine, il conflitto potrebbe benissimo svolgersi in altri modi, nelle settimane e nei mesi a venire.

L’Iran può contare su molti gruppi affini in Medio Oriente che potrebbero creare problemi alle truppe o agli alleati degli Usa, come Israele e Arabia Saudita. Inoltre l’amministrazione Trump non ha ancora fornito una spiegazione pubblica dettagliata e univoca riguardo il processo che l’ha portata ad uccidere Soleimani.

IN ALCUNE VERSIONI la ragione è da ricercarsi nel prevenire una minaccia «imminente», mentre in altre i funzionari della Casa Bianca hanno detto che l’omicidio di Soleimani è da considerarsi una risposta alle sue azioni passate.

Trump ha sempre descritto l’Iran come il principale nemico degli Usa, fin da quando è entrato in carica, e lo ha sottolineato ritirandosi dall’accordo obamiano e reintroducendo le sanzioni nella speranza di paralizzare l’economia di Teheran. In passato Trump aveva dato dei segnali di apertura, indicando di essere disposto a negoziare senza precondizioni, ma la diplomazia ora sembra una strada meno probabile di prima, visto che l’Iran ha annunciato di non voler più rispettare i vincoli dell’accordo con Obama e di procedere allo sviluppo delle sue capacità nucleari.